PESCARA – Ora «restituitemi la dignità» dopo le accuse di aver usato fondi pubblici per spese private e rimborsi di somme non dovute: così il governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, ai giornalisti convocati a Pescara per una conferenza stampa, il giorno dopo l’interrogatorio in Procura relativo all’inchiesta sulla Rimborsopoli abruzzese che vede indagate, oltre al presidente, altre 24 persone. Lo riferisce Il Messaggero che riporta le dichiarazioni del governatore riferite alla vicenda che lo vede indagato per spese il cui ammontare è di 29.000 euro.

Circa l’interrogatorio di ieri Chiodi ha ribadito di essere certo di aver soddisfatto tutte le perplessità dei magistrati. «Che si trattasse di due persone e quindi che non ci sono stati raggiri lo conferma la fattura». Nella fattura, riferisce Chiodi, «c’è scritto due persone così come si rileva dalla tassa di soggiorno».

Per il capo d’imputazione di peculato ed eventuale truffa l’ammontare al centro dell’inchiesta della Procura di Pescara «è di 29 mila euro con una contestazione di 184 missioni di cui 164 a Roma e le altre in Italia e all’estero».

A fare il quadro lo stesso Chiodi, in un’affollata conferenza stampa convocata a Pescara il giorno dopo l’interrogatorio dinanzi ai Pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. Oltre alle missioni romane a Chiodi vengono contestate, tra le altre, quelle di Milano, Arezzo, Taormina, Parigi e Nizza. Chiodi ha quindi spiegato che le contestazioni derivano dal fatto che le missioni vengono indicate «con una generica dicitura di incontro istituzionale. Una pratica consolidata da 20-30 anni».

Il governatore ha inoltre sottolineato che le missioni all’estero e in Italia «sono state facilmente ricostruite», si sta procedendo con quelle di Roma «che al 99% sono relative a missioni istituzionali o di rappresentanza correlate alle mie quattro cariche», nei quattro anni oggetto dell’inchiesta (2009-2012).

“ACCUSA INFAMANTE AVER FATTO LA CRESTA SUI RIMBORSI”

“Voglio dire agli abruzzesi che non c’e’ accusa piu’ infamante di essere considerato una persona che fa la cresta sui rimborsi. Non c’e’. E quindi su questo punto spero di aver chiarito tutto e spero anche che di questa cosa la Procura possa tener conto”. Lo ha detto stamane a Pescara, nel corso di una conferenza stampa, il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, commentando il suo interrogatorio di ieri nell’ambito dell’inchiesta della magistratura pescarese su presunti indebiti rimborsi spesa per viaggi istituzionali. Oltre al governatore sono indagati il presidente del Consiglio, Nazario Pagano e 23 politici tra assessori e consiglieri. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato, truffa e falso ideologico.

SARA’ RICANDIDATO? “SI, HO SENTITO BERLUSCONI”

Il presidente della Regione Gianni Chiodi non ha dubbi sulla sua ricandidatura alla presidenza della Regione alle elezioni di maggio e si e’ dichiarato pronto ad affrontare la campagna elettorale per dire cosa e’ stato fatto per l’Abruzzo durante il suo mandato, in scadenza. Della sua candidatura potrebbe aver parlato anche con Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, che ha “sentito in questi giorni”, come ha detto lui stesso incontrando i giornalisti.

Chiodi non nasconde che l’inchiesta sui rimborsi in Regione, che lo vede indagato con altre 24 persone, consiglieri e assessori, abbia creato un “problema politico serio, ma possiamo essere fieri” del lavoro svolto, ha detto in conferenza stampa. Parlando per un’ora e venti minuti, il presidente ha cercato di fare chiarezza su tutti gli aspetti che lo riguardano nell’inchiesta della Procura di Pescara, cosi’ come ha fatto ieri in Procura. “I reati contestati sono infamanti – ha osservato – ma ho dato delle spiegazioni che portano a ritenere che non ho fatto nulla di male.

Ci rimetteremo alle valutazioni della magistratura”, ha chiarito, e “puo’ emergere una situazione diversa da quella rappresentata”. “Questa vicenda giudiziaria bene non fa, usando un eufemismo – ha proseguito -. E’ stata molto infamante. Quella dei rimborsi e’ una vicenda grave. Gli abruzzesi dicono che faccio la cresta sui rimborsi per cento euro, ma io non ho lucrato sui soldi degli cittadini, anzi ho dato di persona alla Regione, essendomi pagato il telefono e non facendomi pagare gran parte dei pasti”. Riferendosi ai risultati raggiunti dalla Regione in questi anni si e’ augurato che “quanto fatto per l’Abruzzo non sia offuscato” da questa vicenda giudiziaria, anzi ha detto di confidare nella “intelligenza degli abruzzesi. Siamo un gruppo di persone che ha cercato di lavorare molto bene per l’Abruzzo e io ho dato anima e cuore, e tutta la mia capacita’ di lavoro”.

“NESSUN FAVORITISMO PER CONSIGLIERA DI PARITA'”

l presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi si dice “molto contento” che la Procura abbia aperto un fascicolo sulla consigliera di parita’, con cui il governatore ha trascorso una notte in hotel a Roma. Chiodi ha garantito, parlando oggi in conferenza stampa, che “non c’e’ stata alcuna influenza” da parte sua che “potesse determinare un favoritismo” a beneficio di questa donna che ebeb poi l’incarico in Regione. “Sara’ la Procura ad accertarlo – ha aggiunto – e varra’ cio’ che diranno i magistrati”.

Chiodi non ha nascosto, da quando ha ricevuto l’avviso di garanzia, di aver trascorso una notte in hotel a Roma con lei. Allora Chiodi si trovava nella capitale per “motivi istituzionali” in occasione dei giorni dell’Unita’ d’Italia. “Ci furono manifestazioni e incontri” per due giorni, ha ricordato Chiodi parlando di una manifestazione al Pantheon con il presidente della Repubblica e un’ assemblea legislativa a Camere riunite. Il presidente della Regione ha voluto sottolineare che l’affidamento dell’incarico della consigliera di partita’ “non una scelta discrezionale, ma filtrata da un numero di soggetti che valutano una serie di situazioni”.

“NESSUN INTERVENTO PER SORELLA DI CONSIGLIERA”

l presidente della Regione Gianni Chiod oggi ha detto la sua, rispondendo ai giornalisti, anche sul contratto di lavoro di cui ha beneficiato la sorella della consigliera di parita’ presso l’assessorato guidato da Federica Carpineta. Con la consigliera di parita’ della Regione Chiodi ha avuto una relazione, emersa pubblicamente nel momento in cui si e’ saputo dell’inchiesta. “Da sempre, per legge, gli assessori hanno diritto ad avere uno staff di segreteria di natura politica”, ha commentato Chiodi, e l’individuazione dei componenti di queste segreterie avviene “per via fiduciaria”. “C’e’ discrezionalita’ nella scelta e io non sono intervenuto” sull’assessore Carpineta in favore della sorella della consigliera di parita’, ha garantito il presidente, spiegando anche che questi contratti decadono con gli assessori e quindi non si tratta di “assunzioni”.

“LA CAMPAGNA ELETTORALE SI ANNUNCIA CRUENTA”

“Questa campagna elettorale si annuncia cruenta”. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, sicuro della sua candidatura alle prossime regionali. Pur essendo coinvolto nell’inchiesta della Procura di Pescara sui presunti indebiti rimborsi della Regione, ha chiarito che si sente “sereno, forte, tranquillo” e ritiene che non ci sia “nulla” da addebitargli. “Possiamo essere fieri del lavoro svolto in Regione e gli abruzzesi con noi”, ha detto annunciando di essere pronto ad affrontare la campagna elettorale per le regionali. “Voglio affrontare la realta’ – ha aggiunto – pensando di avere la coscienza sufficientemente pulita” anche perche’ in quattro anni ha gestito “15 miliardi come commissario alla sanita’ e alla ricostruzione” ed e’ certo di non avere colpe nei confronti degli abruzzesi, non avendo “approfittato” dei loro soldi. “Sono sicuro – ha detto ancora – di vedermi restituita la dignita’.

Non c’e’ ombra di dubbio che questa vicenda abbia ingenerato scompiglio e perplessita’”, ha detto ai giornalisti. “E’ naturale, ma ho parlato con i magistrati e ora vorrei che passino attraverso la stampa le mie giustificazioni su quanto mi viene addebitato”. Riferendosi a una battuta pronunciata nei mesi scorsi su “chi assalta le diligenze (e si vede) e chi avvelena i pozzi (e non si vede)”, Chiodi ha spiegato che sui pozzi non si riferiva “alla magistratura”. Non e’ mancato il riferimento alla sua vita personale e ai suoi rapporti in famiglia. Gli e’ stato chiesto come rientra a casa la sera, con quale spirito, e lui ha risposto “entro a casa mia perche’ li’ trovo gli affetti”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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