L’AQUILA – “È stato un errore. Ho già parlato con mia moglie Daniela e con la più grande delle mie tre figlie, Eleonora, che ha 22 anni e studia a Roma. Ci ho già parlato e ci riparlerò, confido nella loro comprensione e alla fine, malgrado tutto, spero di tenere unita almeno la mia famiglia. Poi, dopo l’incontro che avrò coi magistrati, parlerò chiaro anche ai cittadini…”.

Il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ammette di aver tradito la moglie. Lo fa in un’intervista pubblicata oggi dal Corriere della Sera, rilasciata dopo le indiscrezioni emerse nei giorni scorsi e collegate all’inchiesta su presunti indebiti rimborsi spese da parte di assessori e consiglieri regionali dell’attuale amministrazione di centrodestra.

In particolare era emerso che Chiodi, indagato con altri 24 politici per truffa, peculato e falso, nella notte del 15 marzo 2011 ha soggiornato all’albergo del Sole, a Roma, vicino al Pantheon, stanza 114. La spesa fu di 340 euro, il rimborso chiesto 357.

Il governatore non era da solom quindi, ma in compagnia di una donna che non era sua moglie e che due mesi dopo otterrà un incarico pubblico quadriennale alle Pari Opportunità regionali, con tanto di nomina del ministero del Lavoro.

“Ho fatto un errore, lo ripeto, una cosa che è finita lì – dice al cronista del Corsera – ma ora provo pure una grande amarezza perché qui mi si vuol far passare per uno che ha fatto la cresta alle spese, che ha chiesto rimborsi che non gli spettavano”.

Chiodi è pronto a documentare il suo racconto: dice che la stanza d’albergo la pagò lui stesso in contanti, 340 euro, e poi presentò al suo ufficio in Regione la fattura per il rimborso.

“Ma il foglietto era chiaro – afferma il presidente nell’intervista – indicava che la camera era occupata da due persone, perciò non so se la cosa sia sfuggita all’ufficio regionale o alla Ragioneria. Stiamo ricostruendo, toccava a loro decurtare la spesa sostenuta per l’ospite”.

Spiegazioni che Chiodi dovrà fornire meglio ai magistrati nel corso dell’interrogatorio già fissato al prossimo 4 febbraio.

In relazione all’incarico che questa “amante” avrebbe ottenuto, il presidente spiega: “Quello di cui si parla non era un concorso pubblico e quella persona che oggi prende 200 euro al mese io non l’ho mai favorita. Il suo curriculum fu valutato da una commissione regionale di cui facevano parte pure i sindacati, compresa la Cgil. Immaginate che io possa andare dalla Cgil e chiedere di favorire una persona?”.

Il presidente, infine, ricorda di aver costruito tutta la sua vita politica “sulla base della correttezza, del rigore dell’attenzione ai conti, combattendo con lobby potentissime e antichissime per risanare la sanità. Il 25 maggio in Abruzzo si vota ed è chiaro che qualcuno mi vuole far fuori. Ma non s’illudano i miei nemici, saranno gli elettori a dirmi, quel giorno, se dovrò andar via”.

“E, come Gandhi, ora provo a ballare sotto la pioggia”, conclude.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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