L’AQUILA- Il governo vuole sperimentare l’unione dei Comuni con quelli del cratere sismico. E’ questo il timore più grande manifestato oggi nel corso dell’assemblea dei 56 sindaci dei centri colpiti dal terremoto del 6 aprile del 2009, riuniti a Palazzo Silone per discutere il decreto approvato nei giorni scorsi dal governo.
Il decreto contiene una serie di provvedimenti tra cui la fine della gestione commissariale e il passaggio della governance della ricostruzione dalla struttura commissariale con a capo Chiodi e Fontana, ai sindaci dei Comuni del cratere.
Proprio questi ultimi sono sul piede di guerra perché la nuova governance prevede, oltre a un ufficio per L’Aquila, un ufficio per tutti gli altri comuni con un unico coordinatore, ma non chiarisce il ruolo delle aree omogenee e delle strutture che vi operano oggi con il personale assunto per far fronte prima all’emergenza post sisma e poi alla ricostruzione.
Che fine farà questo personale e come sarà ridistribuito? Il sospetto che il decreto del governo voglia un po’anticipare i tempi e realizzare un’unione di comuni ‘ante litteram’, è forte. Perché, ad esempio, non sono stati previsti degli uffici ad hoc per le aree omogenee? Perché si parla invece di ‘uffici territoriali dell’unione dei Comuni’?
Il rischio paventato da sindaci, è che si tratti di un espediente per realizzare sotto banco un’unione a cui i comuni abruzzesi, con le loro specificità, si sono sempre opposti. C’è poi il problema delle seconde case dei centri storici. Perché, dicono i sindaci, al centro storico dell’Aquila il decreto riconosce il contributo, sia pure parziale, per le seconde case e agli altri Comuni no?
Alcuni sindaci hanno raccontato di essere andati dal ministro Barca ben quattro volte, ma di tutte le promesse fatte dall’uomo di governo nessuna sarebbe stata mantenuta. Momenti di tensione si sono avuti tra il sindaco di Villa Sant’Angelo e il rappresentante dei sindaci Emilio Nusca, accusato di non essere riuscito a garantire le istanze di tutti i Comuni del cratere.
Lo stesso Nusca si è messo in contatto con Celotto, responsabile della segreteria del ministro Fabrizio Barca. Secondo quanto è stato riferito, per Barca non ci sarebbe alcun problema nel mantenere gli otto uffici territoriali funzionanti nelle aree omogenee, che potranno accogliere i 50 lavoratori co.co.co. che già sono occupati nei Comuni terremotati, oltre ai 72 addetti a tempo indeterminato che andranno negli otto uffici comprensoriali.
Nel caso degli altri terremoti, avrebbe detto Barca, le competenze sono state sempre della Regione. I due uffici previsti dal decreto, avrebbe aggiunto il ministro, servirebbero a garantire le spese, dunque non si può prescindere da essi. All’incontro di stamattina sono intervenuti i parlamentari Giovanni Lolli, Fabrizio Di Stefano, Giovanni Legnini, Paola Pelino, Filippo Piccone, Alfonso Mascitelli.
MASCITELLI: “DECRETO DA RIFARE”
“Se nei prossimi giorni in Parlamento non saranno approvati sostanziali emendamenti correttivi, il maxiemendamento Barca, sulla ricostruzione, lascia le incertezze del passato e aumenta le confusioni in futuro”. E’questo quanto ha dichiarato il senatore Alfonso Mascitelli, segretario Regionale dell’Italia dei Valori, all’assemblea dei sindaci del cratere sismico, riunitasi questa mattina a palazzo Silone a L’Aquila. “Resta del tutto l’incertezza sulle risorse -ha spiegato il senatore- infatti bisognera’ attendere un decreto del Ministero dell’economia, per assegnare agli enti locali le disponibilita’ delle risorse residue una volta che verra’ chiusa la contabilita’ speciale a settembre . Ad oggi non si conosce a quanto ammontano le future disponibilita’ per i contributi di autonoma sistemazione. Resta l’incertezza sul destino delle abitazioni diverse da quelle adibite ad uso principale, perche’ si continua a parlare di contributi e non di indennizzi. Si aggiunge confusione con l’istituzione dell’ufficio speciale per la ricostruzione , che non si sa in che modo debba coordinare l’attivita’ dei 56 comuni del cratere sismico, perche’ concentrare su questa struttura l’assistenza tecnica, il controllo sulla conformita’ urbanistica e la preparazione delle istruttorie delle richieste di contributo, mi sembra l’ennesimo carrozzone doppione di strutture gia’ viste. Per non parlare infine dell’altro duplicato della struttura dei nuclei di valutazione degli investimenti pubblici, che cambia nome ma nella sostanza ripete l’esperienza negativa passato. Non c’e’ nulla di tecnico in questo maxiemendamento -ha concluso Mascitelli- tranne l’urgenza di chiudere la fallimentare esperienza del commissariamento di Chiodi”.