L’AQUILA- E così restano le ‘Tre Sorelle’, croce e delizia dei tantissimi aquilani che devono ricostruire la casa terremotata. Il Comune ha dovuto fare una scelta obbligata, e dopo averle tanto bistrattate, è andato col cappello in mano da Fintecna, Reluis e Cineas. “Dovete restare- ha detto in parole povere- altrimenti la ricostruzione si blocca davvero”. Di là dalle battute fin troppo facili, visti i precedenti e le polemiche quella di Cialente e Di Stefano è stata, alla fine, una scelta saggia che non può non essere condivisa. E non soltanto perché Fintecna, Reluis e Cineas, pur tra intoppi e ritardi, hanno permesso di condurre a termine la ricostruzione leggera e avviare la ricostruzione pesante, ma perché hanno anche garantito imparzialità e rigore. Le pratiche, tutte, hanno dovuto fare la fila, nessuno è passato avanti. I progettisti furbi, o furbetti che dir si voglia, quelli che ci volevano marciare, si sono visti tagliare inesorabilmente le richieste di contributo. Fino a qualche mese fa (non si sa oggi), la tanto bistrattata ‘filiera’ ha fatto risparmiare allo Stato quasi 300 milioni di euro.

Dunque una scelta di continuità che va condivisa. Quello che non possiamo accettare è altro. Ma oggi va fatto un discorso diverso. La nuova convenzione con le ‘Tre Sorelle’ permette al Comune di tirare il fiato in attesa che cominci a funzionare il nuovo Ufficio speciale, e che si concluda il concorsone. Ma se si andrà ben oltre il 31 dicembre come ormai pare certo, che fine faranno i 600 precari che dovrebbero tornare a casa alla fine dell’anno? Saranno anche loro prorogati? E se no, come potranno funzionare gli uffici della ricostruzione?

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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