L’AQUILA- D’ora in avanti non ci saranno più alibi, anche se esiste sempre la possibilità, all’occorrenza, di trovarsene uno. Con le dimissioni di Chiodi da commissario straordinario e il passaggio imminente della governance  del post sisma agli enti locali, saranno i Comuni, per primo quello dell’Aquila, i protagonisti della ricostruzione. Saranno loro a dover rifare i centri storici distrutti dal terremoto, e senza più intermediari. Col decreto 83, approvato due giorni fa e che presto sarà convertito in legge, il governo mette a disposizione dei Comuni del cratere, una quantità di strumenti finalizzati alla ricostruzione: uffici tecnici (due, uno per l’Aquila, uno per gli altri centri), personale (oltre 300 nuove assunzioni), nuove norme e quant’altro. Non serviranno più neanche i piani di ricostruzione di fatto svuotati dal decreto. Chi ancora non ha provveduto a farli, potrà operare, trascorsi 90 giorni dalla pubblicazione del decreto per L’Aquila, con riferimento alla normativa vigente. Basterà il piano regolatore, anche se vecchio (quello dell’Aquila è del 1977) per avere via libera. Dunque i Comuni, “finalmente liberi dalla gestione commissariale”, non avranno più lacci, né pastoie, si ritroveranno davanti un’autostrada da percorrere a gran velocità. In realtà le cose stanno in maniera un po’ diversa. Un rischio innanzitutto, che il controllo della ricostruzione sia accentrato dallo Stato attraverso il Dipartimento dello sviluppo delle economie territoriali che opera a stretto contatto con la Presidenza del consiglio. Prima c’era Chiodi e la struttura commissariale a un tiro di schioppo a Palazzo Silone, domani ci saranno i tecnocrati del Dipartimento dello sviluppo, a Roma, nell’ufficio accanto a quello di Monti. Quanto raggiungibili, anche fisicamente?

Ma la cosa che maggiormente preoccupa, è che non sono stati ancora individuati i finanziamenti. Quelli disponibili oggi, ‘coprono’ le case’E’ della periferia dell’Aquila e delle aree ‘a breve’, più una piccola parte del centro storico. Per il resto (L’Aquila avrebbe chiesto un’altra decina di miliardi), il ministro Barca, nuovo nume tutelare della ricostruzione, ha detto: “li troveremo quando serviranno”. In che modo speriamo lo spieghi domani ai sindaci del cratere. Ma abbiamo dei forti dubbi che ci riesca. Insomma, di là dall’euforia per le nuove assunzioni e l’‘affrancamento’ dei Comuni che si sono “finalmente liberati dal commissariamento”, come dicono alcuni, il problema principale resta irrisolto. E cioè altri soldi non ci sono. Arriveranno? Incrociamo le dita e guardiamo avanti.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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