L’AQUILA –  L’aumento dei casi di carcinoma invasivo della mammella a partire dai primi anni novanta puo’ essere completamente attribuito agli screening mammografici e al trattamento ormonale. E’ quanto risulta da uno studio epidemiologico effettuato tra le donne norvegesi da Harald Weedon-Fekjær, dell’Istituto di ricerca sul cancro basata sulle popolazioni, a Oslo, studio pubblicato sul British Medical journal. L’incidenza di questo tumore e’ aumentata regolarmente in Norvegia dal 1950 fino al 2002, successivamente si e’ livellata e ha fatto segnare un modesto calo. Analizzando le casistiche per gruppi di eta’, i ricercatori hanno notato la forte crescita che si e’ avuta a partire dagli anni novanta nelle donne di eta’ compresa tra i 50 e i 69 anni, prima di un modesto ma graduale declino iniziato intorno al 2003. In questo periodo i cambiamenti sono invece stati minimi, nelle altre fasce d’eta’, con un leggero aumento nelle donne piu’ giovani (30-49 anni) e un leggero calo in quelle piu’ anziane (70-90 anni). Le vendite del trattamento ormonale in Norvegia sono aumentate rapidamente negli anni novanta e declinate dopo il 2000; queste variazioni si sono avute in corrispondenza dell’introduzione degli screening pubblici di mammografia, offerti alle donne dai 50 ai 69 anni di eta’. “In queste donne” affermano gli autori dello studio “l’incremento di incidenza di carcinoma mammario invasivo e’ stato del 59%, mentre nei cinque anni successivi all’interruzione dei programmi di screening l’incidenza e’ scesa del 14%”. Il rischio relativo di cancro al seno associato al trattamento ormonale e’ stato invece stimato in 2,2.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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