L’AQUILA – La Procura della Repubblica dell’Aquila ha emesso nove avvisi di garanzia con l‘ipotesi di reato di abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarita’ nell’affidamento dei lavori di ricostruzione della questura del capoluogo.

Sotto accusa nove tra tecnici e dirigenti del provveditorato interregionale alle Opere pubbliche Lazio-Abruzzo-Sardegna, che ha la competenza sulla ristrutturazione dell’immobile, tra cui l’ex provveditore, e poi esponenti del comitato tecnico amministrativo misto che da’ il parere sulla procedura prima di indire la gara, infine una ditta romana.

L’inchiesta e’ scattata per via di un fortissimo innalzamento dei costi di ristrutturazione dell’edificio. Gli indagati sono Giuliano Genitti, Lorenzo De Feo, ingegneri, Carlo Clementi, dirigente, attualmente in servizio nel capoluogo; Giovanni Guglielmi, ex provveditore; con loro, quattro esponenti interni ed esterni del comitato tecnico amministrativo, tutti provenienti da Roma; infine, il rappresentante legale della ditta Inteco Spa, che aveva ricevuto inizialmente l’affidamento diretto dei lavori, poi ritirato.

Per via dell’urgenza i lavori erano stati assegnati dal provveditorato interregionale alle Opere pubbliche Lazio-Abruzzo-Sardegna con affidamento diretto alla ditta Inteco Spa ma, successivamente, la Corte dei conti ha sollevato obiezioni e il nuovo provveditore alle Opere pubbliche, Donato Carlea, ha ritirato l’affidamento per indire una nuova gara d’appalto, vinta dall’Associazione temporanea d’impresa (Ati) Nidaco-Califel.

Ha creato imbarazzi e polemiche il lievitare dell’importo dei lavori, che in avvio sarebbero stati stimati per circa 3 milioni di euro per poi salire fino a circa 18. Durante i lavori, secondo il provveditorato “all’atto delle demolizioni” si era scoperto che i danni erano molto piu’ gravi.

Le indagini sono state portate avanti dalla Guardia di finanza del capoluogo. Dopo oltre due anni dal sisma del 6 aprile 2009 la questura versa ancora in condizioni precarie, con operatori della Polizia che si dividono tra piu’ sedi distaccate, non adeguate, con molti disagi. Un tema molto caldo su cui i sindacati di polizia sono insorti piu’ volte, con denunce ai media e alle istituzioni, sia politiche che della stessa Polstato.

Gli altri indagati nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nell’affidamento dei lavori di ricostruzione della Questura dell’Aquila sono: Maria Lucia Conti di 55 anni di Roma, Sabino Di Bartolomeo di 63 anni di Civita Castellana (Bari), Massimo Lombardi di 57 anni di Roma, Roberto Tartaro di 51 anni di Roma, ed Eugenio Cimino di 57 anni di Roma.

I cinque indagati si aggiungono a Giuliano Genitti di 57 anni dell’Aquila, Lorenzo De Feo di 55 anni dell’Aquila, Giovanni Guglielmi di 57 anni di Lecce ma residente a Roma ed infine Carlo Clementi di 55 anni di Roma ma residente all’Aquila.

Ai nove indagati la Procura della Repubblica dell’Aquila, nella fase della chiusura delle indagini preliminari, contesta il reato di abuso d’ufficio in concorso “perche’ – si legge nel provvedimento – con riferimento alla progettazione ed esecuzione dei lavori di riparazione dei danni e di ripristino della funzionalita’ dell’edificio sede della Questura dell’Aquila a seguito del sisma del 2009 di competenza del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche – sede dell’Aquila – intervento preventivato in euro 3 milioni e 150 mila il cui appalto veniva aggiudicato dalla Inteco Spa per un importo al netto del ribasso di euro 2 milioni ed 816 mila (piu’ oneri di sicurezza) con contratto del 28 aprile del 2010, in concorso tra loro nelle rispettive qualita’: l’ingenere Giuliano Genitti , responsabile del procedimento; Lorenzo De Feo, direttore dei lavori; Giovanni Guglielmi, Maria Lucia Conti, Sabino Di Bartolomeo, Massimo Lombardi, Roberto Tartaro, Eugenio Cimino, componenti del Comitato tecnico amministrativo (Cta) che con voto, esprimeva all’unanimita’ parere favorevole non solo all’approvazione del progetto definitivo generale (di adeguamento strutturale) dell’importo compelssivo di 18 milioni e mezzo di euro, all’approvazione del progetto esecutivo dei lavori dei corpi “C” e “D” dell’edificio in questione per un importo di 13 milioni di euro, ma anche all’affidamento diretto dei lavori alla Inteco Spa, gia’ titolare del contratto del 28 aprile del 2010″.

Carlo Clementi, secondo l’accusa, in qualita’ di rappresentante dell’amministrazione per conto della quale sottoscriveva in affidamento diretto con l’impresa Inteco Spa il contratto per un importo di 10 milioni di euro al netto del ribasso negoziato del 15% per i lavori di riparazione e ripristino della funzionalita’ dell’edificio limitatamente ai corpi “C” e “D”, in violazione del codice sugli appalti pubblici che prescrive il rispetto dei principi della libera concorrenza e della pubblicita’ nell’affidamento dell’incarico per l’esecuzione di opere e lavori pubblici oltre alla qualita’ delle prestazioni, al rispetto del principio di economicita’, efficacia e tempestivita’.

Sempre a Clementi la Procura della Repubblica contesta la violazione dell’articolo 57 quello “che consente di derogare il principio dell’evidenza pubblica quando l’estrema urgenza, risultante da eventi imprevedibili per le stazioni appaltanti, non e’ compatibile per i termini imposti dalle procedure con bando di gara, omettendo di considerare in sede di iniziale progettazione dell’intervento, l’assoluta necessita’ dell’adeguamento sismico delle strutture dell’edificio, fatto assolutamente prevedibile, facendone invece oggetto di secondo progetto dell’importo complessivo di 18 milioni e mezzo di euro e di progetto esecutivo dei lavori dei corpi “C” e “D” della Questura per un importo di 13 milioni di euro”.

Tutti gli indagati sono accusati dunque di aver procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale alla ditta Inteco Spa, consistito nell’affidamento diretto dei lavori con contratto revocato in accoglimento della Corte dei Conti sull’assenza di gara pubblica con lavori affidati a seguito di appalto a societa’ che per il completamento esecutivo dei corpi “C” e “D” e definitivo anche dei corpi “A” e “B” per un importo a base d’asta di 10 milioni di euro offriva il 47,84% di ribasso, e cosi’ a fronte dell’affido diretto da parte del Provveditorato per i lavori dei soli corpi “C” e “D” per un importo di 10 milioni e 91 mila euro (poi revocato), si perveniva con procedura negoziata al costo dei lavori per l’intero complesso della Questura per soli 5 milioni di euro.


SIULP, SAREMO ATTENTI SU SVILUPPI INCHIESTA QUESTURA
In merito alle notizie apparse sulla stampa riguardanti un’indagine in corso per accertare la regolarita’ dell’affidamento dei lavori di ristrutturazione dello stabile della questura, il SIULP gia’ 14 mesi fa, in epoca non sospetta, invio’ una lettera datata 30 giugno 2010 al Commissario Straordinario per la ricostruzione Gianni Chiodi, sollecitandolo ad una “attenta vigilanza da parte di chi ha la diretta responsabilita’ sui fondi erogati e la loro stretta relazione con le opere effettivamente prestate”.

L’informazione di garanzia, tuttavia – dice in una nota il sindacato di Polizia – e’ un provvedimento a tutela delle persone sottoposte ad indagine e non significa che vi siano degli abusi da parte di chicchessia. Sotto questo aspetto, siamo e rimaniamo garantisti nei confronti di chiunque sia sottoposto a indagini giudiziarie, sino a quando non si siano accertate precise responsabilita’ nel terzo grado di giudizio. Attenzioneremo gli sviluppi dell’inchiesta, affinche’ accerti, ed eventualmente ristabilisca, il buon andamento e l’imparzialita’ della Pubblica amministrazione, oltre che la trasparenza dell’azione amministrativa.

Tanto premesso, da quanto si desume dalle prime notizie – dice il Siulp – le indagini non riguardano in alcun modo l’appalto e l’operato della ditta costruttrice attualmente incaricata all’esecuzione dei lavori in questura, la quale, su iniziativa del Siulp del Sap e del Coisp e’ stata chiamata a partecipare mensilmente ad un tavolo tecnico a cui partecipano oltre ai sindacati anche la Questura e il Provveditorato alle Opere Pubbliche Lazio Abruzzo e Sardegna.

Ne consegue che non troverebbero nessuna giustificazione ipotesi di prolungamento dei tempi previsti dal crono programma stilato dal Provveditore alle OO.PP. per la riconsegna dell’immobile, giacche’ da due anni e tre mesi la citta’ dell’Aquila sopravvive senza il riferimento della Pubblica Sicurezza e i poliziotti prestano la loro opera in condizioni a dir poco disumane in containers, all’interno di qualche stanza prestata dalla Guardia di Finanza e nei seminterrati di una banca cittadina.


COISP, FARE SUBITO CHIAREZZA SU QUESTURA
“Le indagini, a qualsiasi livello, sui lavori della ricostruzione sono le benvenute, certo sapere che tocca anche sedi Istituzionali come la “Questura” fa un certo effetto. Ad ogni modo gli avvisi di garanzia non significano “essere colpevoli” anzi e’ un modo previsto dal nostro ordinamento per mettere a conoscenza gli interessati delle “indagini in corso”.

Lo afferma in una nota il segretario provinciale del COISP (sindacato indipendente di polizia) dell’Aquila, Santino Li Calzi. “Premesso che nessuno e’ colpevole sino alla condanna in “Cassazione” – prosegue Li Calzi – il sindacato chiede agli organi competenti di fare subito chiarezza su un edificio “strategico” per la citta’, oltre ad avere garanzie che la sede della “Questura” sia riconsegnata nei tempi previsti affinche’ finalmente i poliziotti che soffrono nei “container” e nei sottoscala della Carispaq, abbiano un ambiente di lavoro idoneo, ed i cittadini usufruiscano dei servizi in ambienti accoglienti”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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