L’AQUILA – Il presidente del Collegio giudicante, Fabrizia Ida Francabandera, sospendendo l’udienza del processo di Appello alla Commissione Grandi Rischi, ha annunciato che la Camera di Consiglio per la sentenza di secondo grado ci sara’ il 10 novembre prossimo. “La Camera di Consiglio sara’ lunga e complessa – ha spiegato in aula – Vorremmo entrarvi non stanchi”, auspicando il fatto che si vorrebbe far coincidere l’inizio della camera con la mattinata del 10.

Dopo la pausa l’udienza riprendera’ con le controrepliche delle difese. La mattina del 10 potrebbe essere lasciata ai difensori
che rimarranno fuori oggi. Dopo la replica del procuratore generale, Romolo Como, la mattinata e’ stata dedicata alla
replica delle parti civili.

Slitta la sentenza di appello, prevista per oggi, alla Commissione grandi rischi nella vicenda del terremoto dell’Aquila. Al processo in corso il procuratore generale Romolo Como ha cominciato la sua replica. I sette esperti della Commissione sono stati condannati in primo grado a sei anni di reclusione con l’accusa di aver dato false rassicurazioni agli aquilani al termine della riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del tragico terremoto.
Como ha preso la parola al termine dell’arringa dell’ avvocato Vincenzo musco, difensore di Gianmichele Calvi, all’epoca direttore di Eucentre. Il procuratore generale ha preso la parola in anticipo per l’assenza di Alfredo Biondi, difensore dell’allora ordinario di fisica dell’Universita’ di Genova Claudio Eva, che ha rinunciato alla sua arringa per problemi di salute. Probabilmente, nel pomeriggio si comincera’ il giro delle controrepliche delle parti civili. Poi, nelle prossime udienze quella delle difese, poi la Camera di Consiglio per la sentenza.

“La prova testimoniale va valutata, esiste e non e’ campata in aria”. Cosi’ il procuratore generale, Romolo Como, nella sua replica al termine delle arringhe difensive nel corso del  processo di appello alla commissione grandi rischi, i cui sette esperti in primo grado sono stati condannati a sei anni di reclusione con l’accusa di aver falsamente rassicurato i cittadini aquilani al termine della riunione del 31 marzo 2009 e sottovalutato il rischio sismico a 5 giorni da quella che sarebbe stata la scossa distruttiva del 6 aprile, causando la morte di una trentina di loro.
 “Sono state rese testimonianze dirette perche’ i parenti vivevano accanto alle vittime – ha continuato il Pg -. Quindi non hanno riferito parole per sentito dire ne’ il derelato”. Como ha bacchettato le difese degli imputati: “Penso un po’ all’antica ma certi termini che ho sentito sulla sentenza sono inaccettabili: ‘sentenza raccapricciante, squinternata, non potrebbe leggere giudizio di legittimita’ in Cassazione’. Ci sono state critiche esterne, convegni, anche da parte di colleghi, ma devono rimanere fuori dal processo in corso. Si e’ arrivati a definire criminale il comportamento di qualche giornalista che piu’ o meno correttamente faceva il suo lavoro ma sembra quasi sia colpa loro delle morti delle persone”.

 Nel sottolineare che “se la sentenza di primo grado ha una colpa e’ stata quella di voler analizzare troppo a fondo alcuni profili giuridici”, Como ha spiegato che “mi hanno rimproverato di aver detto che si trattava di quattro amici al bar”. “Ma se lo avessi detto avrei dovuto chiedere l’assoluzione – ha continuato -. Non lo erano, erano la commissione Grandi rischi e siamo qui per questo motivo. Dello scarico di energia si e’ parlato in presenza di tutti”. Secondo il Pg, c’e’ stato “un atteggiamento di superficialita’ di fronte alla conoscenza del rischio sismico che invece tutti riconoscono”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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