Nel 2041 l’Abruzzo avrà 100mila abitanti in meno.

In 19 anni infatti, l’Abruzzo decrescerà dell’8,33% con un’intensità pari al doppio di quella dell’Italia, che sarà del 4,83%.

La previsione, sulla base di dati Istat, è dell’economista di Sulmona Aldo Ronci. La popolazione abruzzese, che al 31 dicembre 2022 contava 1.166.562 abitanti, perderà un numero di cittadini pari a quelli di Pescara, portando la regione, a livello demografico, indietro di un secolo.
    Il calo della popolazione sarà causato, spiega Ronci, “da un fenomeno allarmante: da una parte la decrescita di 200mila abitanti di età compresa tra 0 e 64 anni; dall’altra la crescita stratosferica di 100mila abitanti di età tra 65 e oltre. Questi scompensi nella composizione della popolazione per classi di età creeranno squilibri nel rapporto tra generazioni a svantaggio della popolazione potenzialmente più attiva e produttiva, con implicazioni allarmanti di carattere sociale ed economico”.
    Nello scenario che Ronci dipana è previsto anche che “l’unico capoluogo che registrerà una crescita è L’Aquila +1.150. Negli altri capoluoghi le flessioni saranno a Pescara ‐4.520, a Teramo ‐6.245, a Chieti ‐6.037. Dal 31.12.22 al 31.12.41 tra i comuni con più di 15.000 abitanti cresceranno soltanto Martinsicuro (+626) e Silvi (+7). Per il resto si prevedono flessioni più o meno pesanti. Si evidenzia che cresceranno o decresceranno poco, buona parte dei comuni che si trovano sul mare. Discorso a parte per Sulmona che si pone all’ultimo posto della graduatoria sia per valori assoluti che per quelli percentuali e che al 31.12.41 perdendo 1⁄4 della popolazione si attesterà sui 16.744 abitanti.
    Tale valore riporterà Sulmona indietro di un secolo e mezzo (intorno al 1875)”.

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