Ammazzata a fucilate a San Benedetto dei Marsi l’ora Amarena da un residente L.A. di 51 anni, macellaio e cacciatore, che avrebbe sparato da fuori casa quando l’ha vista aggirarsi con i cuccioli nei pressi dell’abitazione. L’orsa, colpita al fianco da un colpo, è morta, i suoi due cuccioli sono salvi ma sono scomparsi dopo gli spari. Secondo un prima ricostruzione l’orsa da qualche giorno girovagava in zona e puntata ai pollai, quando è tornata l’uomo avrebbe imbracciato il fucile e sparato.

Pichetto: “Episodio grave, fare chiarezza”

“L’uccisione di una femmina di orso marsicano rappresenta un episodio grave, sui cui è doveroso fare quanto prima chiarezza”, afferma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, con riferimento all’uccisione dell’orsa Amarena a San Benedetto dei Marsi, in provincia de L’Aquila.

L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco”, spiega l’ente in una nota, “ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo”.

“Sono in costante contatto con tutti i soggetti istituzionali che in queste ore lavorano per far luce sulla vicenda: è necessario adesso il massimo coordinamento tra Ministero, regioni, Ente Parco, Ispra, Cufa, sindaci e prefetti. Il nostro impegno è rivolto anche alla protezione dei cuccioli dell’orsa, facendo di tutto affinché possano restare in libertà. Invito infine a moltiplicare l’impegno nell’osservare comportamenti corretti per prevenire ogni possibile conflitto tra gli animali e le persone”, aggiunge Pichetto.

Incessanti le ricerche dei cuccioli

Le attenzioni sono ora rivolte verso i due cuccioli, figli di Amarena, rimasti orfani. Dopo la paura iniziale subita per l’esplosione del colpo, per i due orsetti, rifugiati nelle sterpaglie circostanti l’abitazione interessata della vicenda, non è stata possibile la cattura e sono sfuggiti ai soccorritori intervenuti per primi, tra i carabinieri delle Stazioni di San Benedetto dei Marsi e Ortucchio, del nucleo Parco Pescasseroli, coadiuvati dai Guardia Parco e personale del servizio veterinario messi a disposizione dell’Ente Parco.

Le ricerche degli orsetti, purtroppo non ancora muniti di radiocollare, proseguono incessantemente dalla nottata scorsa, fatte con l’utilizzo di speciali foto elettriche e, quest’oggi, anche con l’impiego decine di pattuglie di carabinieri coordinati direttamente dal Comando Provinciale e dal Gruppo CC Forestale dell’Aquila. L’impegno è costante ed attento, spiegano i carabinieri, ed è stato fatto salire in volo anche un drone pilotato da personale specializzato, resi disponibili dal Comando Regione Carabinieri Forestale dell’Aquila.

Anche la popolazione si è mobilitata con segnalazioni e corale partecipazione, il tutto sotto l’occhio esperto dei principali soccorritori. Purtroppo ancora nessun segnale positivo, probabilmente dovuto al fatto che i cuccioli, terrorizzati, siano ancora nascosti tra la vegetazione e facciano, invece, capolino solo all’imbrunire, momento di maggiore sicurezza per gli spostamenti degli animali sul terreno. Si invita chiunque a segnalare, al numero di emergenza 112, eventuali avvistamenti che possano portare al salvataggio dei cuccioli di orsa che, se abbandonati, potrebbero non sopravvivere a lungo

Una lunga agonia

“Abbiamo trovato un solo bossolo, attualmente la carcassa si trova presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della sezione di Avezzano, da oggi ci sarà l’esame necroscopico e li si avrà la conferma dei colpi, che ne appare al momento uno e centrato bene, purtroppo. Amarena è stata attinta dalla parte laterale e centrale dei polmoni e quindi probabilmente è morta per una emorragia interna, con una lunga agonia che noi abbiamo vissuto in diretta”, ha affermato la guardia parco, Michela Mastrella, arrivata per prima sul luogo in cui nella notte A.L. ha imbracciato il fucile per uccidere l’orsa, simbolo del Parco, e madre di Juan Carrito, l’altro orso morto investito il 24 gennaio di quest’anno.

L’indagato: “Ho avuto paura”

È un 56enne della zona in cui è stata uccisa l’orsa il responsabile. L’uomo ha sparato ad Amarena, che all’inizio sembrava morta, ma poi si è rialzata ed era molto nervosa ed è fuggita, nonostante fosse ferita in maniera non letale. Ma quando i guardia parco e gli uomini del servizio veterinario sono giunti sul posto, l’hanno trovata morta.

L’abitazione del 56enne si trova in un luogo isolato e non in zona Parco. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Avezzano vanno avanti.

Le minacce di morte

Social scatenati subito dopo la pubblicazione della notizia della morte dell’orsa Amarena. Oltre a minacce di morte e commenti al vetriolo rivolti all’autore del gesto, alcune piattaforme social hanno pubblicato la foto le generalità complete e l’attività lavorativa del 56enne di San Benedetto dei Marsi. 

Marsilio: “Dolore e rabbia”

“L’uccisione dell’orsa Amarena rappresenta un atto gravissimo nei confronti dell’intera Regione Abruzzo che lascia dolore e rabbia”. Lo ha scritto su Twitter il presidente della Regionene Abruzzo, Marco Marsilio. “Sono pronto a costituire la Regione come parte civile – ha concluso – contro questo delinquente per tutelare l’immagine e l’onorabilità della nostra gente”. 

Il WWF si costituisce parte civile

“Una notizia terribile e un evento che rischiano di vanificare gli sforzi per la conservazione dell’orso bruno marsicano, il plantigrado più raro d’Europa. La notizia dell’uccisione di Amarena, orsa diventata suo malgrado prima star dei social e oggi simbolo della violenza insensata con cui qualcuno si rapporta alla natura, rappresenta un duro colpo per le speranze di sopravvivenza dell’orso in Appennino”. è quanto si legge in una nota del Wwf.

“Oggi ad essere uccisa da un colpo di fucile e dall’ignoranza è una delle femmine di orso più prolifiche della storia recente della residua popolazione di orso marsicano – si legge nel comunicato stampa – Un’orsa confidente, ma del tutto pacifica, Amarena era entrata nell’immaginario collettivo ed era divenuta orgoglio di una terra che ha nell’orso un simbolo della sua natura e della ricchezza del suo territorio”.

“È necessario che le indagini di magistratura e forze dell’ordine accertino rapidamente come si sono svolti i fatti. Nel nostro Paese, purtroppo, le leggi non sono idonee a punire in maniera adeguata i responsabili di gesti tanto efferati, e anche quelle esistenti non vengono quasi mai applicate rigorosamente”, prosegue la nota.

“È tempo di adeguare l’efficacia del sistema sanzionatorio e di investire sulla vigilanza del territorio in funzione preventiva e repressiva. Il Wwf che sta lavorando con forza per la conservazione di questa popolazione unica al mondo, attraverso la campagna Orso 2×50, la sua Oasi delle Gole del Sagittario ad Anversa degli Abruzzi e il Progetto Life Arcprom, intende costituirsi parte civile”, conclude l’associazione.

Oipa: “Clima odio nei confronti dei grandi carnivori”

“L’orsa Amarena è l’ennesima vittima non solo della pericolosità sociale d’individui cui pure si concede il porto d’armi, ma anche del clima d’odio nei confronti dei grandi carnivori fomentato in Italia da alcuni esponenti politici”. Lo scrive l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che, annuncia, “si costituirà parte civile nel processo che si aprirà e che auspica una condanna esemplare nei confronti del soggetto, sgomenta dopo avere appreso la notizia diffusa dal Pnalm”.

“Mentre il personale del Parco è alla ricerca dei due cuccioli, evidenziamo come questa tragedia – continua l’Oipa – sia una delle conseguenze della “caccia alle streghe” che alcune Amministrazioni locali stanno aprendo in Italia nei confronti di orsi e lupi colpevoli solo di fare gli orsi e i lupi. Ricordiamo che a livello nazionale si sta cercando di deregolamentare la caccia nei confronti di specie protette anche a livello europeo cercando la sponda della stessa Ue”.

“L’uccisione di Amarena e il dramma che stanno ora vivendo i suoi cuccioli – secondo l’Opipa – è l’espressione di una propaganda malata, che crea paura e punta solo a intascare voti di chi vuole la legge del taglione per qualche danno, sempre risarcito. Apprezziamo il tono addolorato del comunicato del Parco, tono molto diverso da quello di altri gestori di territori in cui sono presenti i plantigradi. La nostra battaglia per la loro difesa nelle aule giudiziarie non si fermera’”

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