L’AQUILA – “Il disagio degli adolescenti costituisce un’emergenza sociale e una periferia esistenziale. Il modo scorretto di vivere la sessualità assume forme di vera prostituzione fra minori”. A lanciare l’allarme è il vescovo ausiliare dell’Aquila, Giovanni D’Ercole che denuncia a “Vatican Insider” gli effetti della “povertà di valori”.
Il monito di Natale del Papa contro “l’infanzia rubata” ha richiamato l’attenzione del mondo sulla “tratta degli esseri umani” e gli abusi sui minori. Lei è stato tra i primi nella Chiesa a denunciare il fenomeno delle baby-prostitute che si vendono per poche decine di euro o per ricariche telefoniche.

Quali sono gli aspetti preoccupanti di una simile deriva?

“Mi sono trovato a denunciare questo triste e complesso fenomeno quasi senza rendermene conto. Mi spiego meglio. Quando all’inizio di novembre, presentavo come vescovo delegato Caritas della conferenza dei vescovi dell’Abruzzo e Molise il rapporto Caritas della Regione Abruzzo sulle povertà , ho citato il disagio dei minori. In particolare ho voluto parlare del disagio di adolescenti che per pochi euro e addirittura per una ricarica del cellulare, sono pronti a tutto, anche a prostituirsi tra di loro. Non mi riferivo ai casi di prostituzione minorile con adulti, come i media hanno interpretato le mie parole, forse trascinati da esempi di questo tipo che proprio in quegli stessi giorni venivano drammaticamente alla luce a Roma e altrove. Quando poi ho cercato di rettificare l’informazione, ė stato scritto dai media locali che stavo ritrattando. Falso. Se il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione minorile è noto e fa notizia, volevo e vorrei tuttora attirare l’attenzione su un altro triste fenomeno sul quale non vedo uguale attenzione. Non ritratto quindi nulla di quanto ho detto, e il mio scopo è quello di aprire gli occhi su una situazione emergenziale educativa che va presa molto sul serio”.

Come si manifesta questo disagio?

“Se esiste il dramma dell’abuso dei minori e lo sfruttamento della prostituzione di minori da parte di adulti, fenomeno che va denunciato ed è fortunatamente abbastanza evidenziato dai media, esiste un altro aspetto del disagio degli adolescenti che ha molte forme e tra queste, anche quel modo scorretto di vivere la sessualità che assume forme di vera prostituzione fra minori. Si tratta d’una realtà diffusa,come mi hanno confermato altri educatori di diverse regioni italiane in un recente incontro tenutosi a Roma, ma dinanzi al quale ci si sente quasi impotenti perché richiede non tanto l’azione pur doverosa delle forze dell’ordine, che a L’Aquila ad esempio svolgono un controllo sul territorio attento e competente, ma esige un’azione educativa complessa e articolata, che veda lavorare insieme nella prevenzione le famiglie, la scuola, le istituzioni pubbliche, la comunità cristiana e ogni organizzazione di volontariato”.

Quanto incide sull’emergenza giovanile l’inadeguata trasmissione di valori da parte degli adulti?

“Quando entri in dialogo con i ragazzi, ti rendi subito conto che c’è un distacco abissale tra il loro mondo e il nostro di adulti. I genitori sono preoccupati spesso di tanti altri problemi fino a dimenticare di fatto che i ragazzi, specialmente nella fase della crescita, prima di beni materiali hanno bisogno della presenza, della coerenza, dell’ascolto e della pazienza dei genitori e degli adulti. Quel che più mi colpisce è sentire dai ragazzi frasi del genere: “E’ inutile che parlo con i miei, intanto non hanno tempo per ascoltarmi e poi non mi capiscono”, oppure ” Che interessa a voi adulti quello che facciamo noi ragazzi? “. Colgo cioè una carenza di fiducia e di dialogo imputabile a tanti motivi, ma in primo luogo a una crisi che prima d’interessare i ragazzi, colpisce noi adulti. Si pensi allo sfascio delle famiglie, ai genitori che si riformano la loro vita facendo pagare ai figli il prezzo delle loro scelte. Ho capito che i ragazzi non si aspettano di avere genitori perfetti, ma persone coerenti e capaci di trasmettere loro quella sicurezza per il futuro, che però spesso manca in primo luogo proprio agli adulti”.

Cosa può fare in più la Chiesa per affrontare il problema della prostituzione minorile?

“Il fenomeno della prostituzione minorile nel suo complesso è il triste segno d’un disagio e di un disordine umano, psicologico e spirituale. Profittare della fragilità dei bambini e dei ragazzi da parte degli adulti è sicuramente un crimine, e registrare episodi di sfruttamento sessuale tra gli stessi minori è uno stimolo per genitori ed educatori a riflettere su quale modello di sessualità viene difatti veicolata. Si possono cercare tanti piccoli rimedi, ma, se si vuole andare al fondo dei problemi, non si può non riconoscere che è necessaria una sana e completa educazione alla sessualità che tenga conto anche del valore della castità. L’ambito della sessualità umana è delicato, e in giro vedo poche possibilità di autentica educazione sessuale, che mai può ridursi a mera informazione o peggio a un invito a “divertirsi” insegnando come “proteggersi” usando il proprio sesso. Se poi si tiene conto anche del bullismo che è presente tra gli adolescenti, il risultato è che ragazzi senza reali punti di riferimento educativi diventano preda di facili agganci, quando non di inconfessate costrizioni a cedere alle richieste di adulti o di coetanei dietro compensi di vario tipo, tra cui in denaro. Bisogna infine riconoscere che questi fenomeni mettono in luce anche l’immaturità sessuale di adulti, feriti nell’infanzia da episodi di abusi sessuali. Accanto alla necessaria educazione, la Chiesa è chiamata ad offrire anche luoghi e strumenti per la guarigione interiore e per far scoprire e coltivare la bellezza della sessualità come pienezza del dono di amore e non affannata ricerca di piacere”.

Perché come vescovo ha sentito il dovere di lanciare l’allarme delle baby-prostitute?

“Come più volte Papa Francesco ha ripetuto, due fasce di umanità appaiono oggi “periferie” verso le quali dirigere in maniera preferenziale l’attenzione pastorale: i giovani e gli anziani. Qui parliamo delle nuove generazioni. Preoccuparsi dei minori è pensare al futuro della società e della Chiesa e un vescovo non può dimenticare di essere padre e quindi percepire le fragilità e le speranze dei ragazzi. Lanciare l’allarme su fenomeni di prostituzione minorile, vuol dire suscitare l’attenzione sul degrado umano e morale d’una parte della nostra gioventù e spingere gli adulti a riflettere sulle proprie responsabilità da assumere con coerenza e coraggio. Quanto a me personalmente, come figlio di don Orione, avverto un impulso naturale ad occuparmi di ragazzi in difficoltà. Il fondatore della congregazione cui appartengo amava ripetere che i ragazzi sono il sole o la tempesta dell’avvenire. Vorrei impegnarmi perché tutti siano “sole” e speranza del futuro”.

Quali provvedimenti possono adottare le istituzioni?

“Dicevo prima che l’emergenza educativa delle nuove generazioni esige un costante e attento coordinamento tra tutte le agenzie educative presenti sul territorio . Occorre promuovere una vera e santa alleanza fra tutte le istituzioni pubbliche e private per offrire ai ragazzi modelli validi di riferimento e spazi di ascolto e di dialogo, che permettano loro di sentirsi a proprio agio, compresi e aiutati ad affrontare le tappe della crescita adolescenziale. E’ un impegno da assumere con responsabilità da parte in primo luogo dalla famiglia, che purtroppo è in una crisi preoccupante. Se non si tiene saldo l’istituto familiare, il rischio del tracollo sociale è inevitabile. Mi meraviglia vedere e sentire i politici preoccuparsi, come se fosse un’emergenza sociale, di garantire i cosiddetti diritti civili a conviventi adulti omo ed etero sessuali, e non fare quasi nulla di concreto per sostenere le famiglie. A pagare il conto salato in termini di disagio sono i minori, i bambini, grandi emarginati in una società che compie scelte attente più ai desideri degli adulti che ai bisogni reali dei figli. Dove l’attenzione alle problematiche dei ragazzi è vista come una priorità , si tenta di entrare in dialogo con loro,e sono nati degli “osservatori permanenti” sui e dei minori, come spazi di ricerca e di proposte per rispondere alle attese dell’infanzia e dell’adolescenza. Prevenire è meglio che dover curare ferite sociali preoccupanti come quelle che qui denunciamo. Mi auguro e propongo che questi osservatori permanenti vedano la luce nel territorio aquilano e in ogni comune e provincia d’Italia”.

Oggi c’è scarsità di modelli positivi per le nuove generazioni?

“Ho già detto che il disagio dei minori è riflesso e conseguenza del disagio che esiste tra gli adulti. Dobbiamo allora riconoscere la necessità d’una opportuna formazione degli adulti e di spazi di ascolto e accompagnamento per genitori ed educatori. Le famiglie che scoppiano, la crisi economica che stiamo attraversando, i mutamenti sociali e culturali di quest’epoca e tante altre situazioni complesse e disarmoniche creano nuove problematiche e richiedono piste nuove da percorrere. Intuendo la complessità della situazione che ci troviamo a vivere, i vescovi italiani hanno scelto per questo decennio come progetto pastorale educare alla vita buona del vangelo, indicando così come la nuova evangelizzazione, di cui molto si parla, abbia bisogno di recuperare una base di speranza umana che sia capace di fare delle fragilità una autentica risorsa per costruire una società più giusta e solidale, con un’ attenzione prioritaria alle nuove generazioni, che sono il futuro della società civile e della Chiesa”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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