La candidatura dell’Aquila a Capitale europea della cultura avrebbe avuto un senso se il progetto, nell’ambito delle pur valide tematiche riportate nel testo, avesse messo in evidenza la volontà e la determinazione di una città che, tratto insegnamento da un evento catastrofico, si fosse proposta come simbolo di fortificazione e crescita fondate sulla prevenzione del rischio.

Incentrare il progetto su queste tematiche sarebbe stato un grande segno di civiltà e avrebbe dato un enorme valore aggiunto e differenziante rispetto alle altre città candidate.

Nel progetto invece sembra che si voglia dimostrare che nulla sia accaduto, che L’Aquila non sia una città distrutta materialmente e socialmente. Inoltre per realizzare gli obiettivi riportati, si presuppone che nel 2019 L’Aquila sarà ricostruita. L’unica cosa che ad oggi invece è certa, è che in quasi 5 anni siamo riusciti a fare ben poco.

Quale commissione avrebbe dato fiducia ad una città distrutta e ancora terribilmente confusa?

Invece nel progetto si legge: “Occorre ricostituire una città in cui si viva bene, ma anche in cui siano innestati fattori di sicurezza che riducano drasticamente i futuri rischi di offese alla vita umana e al patrimonio storico-artistico”.

Ma il termine “futuri rischi” è inadeguato quando si parla di rischio sismico;il rischio è attuale e presente. Già da ORA dovremmo essere preparati a convivere con il terremoto e pronti a fronteggiare una scossa sismica con sicurezza, responsabilità e soluzioni adeguate.

Invece si preferisce rimandare o non parlarne affatto!

Infatti in un progetto di ben 192 pagine, la parola sicurezza, in riferimento al rischio sismico, compare solo nel passaggio citato …
Che cultura è quella che non tutela il bene primario: la vita?

E così, a 1692 giorni dal 6 aprile 2009, a L’Aquila la vita scorre in un’atmosfera a dir poco Kafkiana: ancora non sappiamo se siamo in grado di fronteggiare un’emergenza e coordinare azioni di salvaguardia di vite umane, ancora non si programma un’esercitazione per testare il cosiddetto piano di protezione civile. E’ tutto lasciato all’improvvisazione.

Quindi la proposta è che se per la candidatura è stata messa in campo una seria progettualità, è ora di tirarla fuori! Mettiamo a frutto il lavoro svolto, comunque! Come dichiarammo in tempi non sospetti questo garantirebbe i cittadini sul fatto che spese e proclami per la candidatura non sono stati fatti a vuoto o peggio a scopo elettoralistico.
Che si inizi a progettare veramente, in modo serio e condiviso, una città bella, considerata nella sua interezza.

Fin’ora è evidente a ciascuno che tutto è confuso e pasticciato, come la tragica barzelletta dei muri rimovibili di via Roma e il caos inconcludente su Porta Barete.

Questi purtroppo sono i biglietti da visita che la città offre attualmente. E’ ora di cambiare cultura.

*Vincenzo Vittorini
Capogruppo in Consiglio Comunale
Movimento Civico
L’Aquila che vogliamo

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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