“Come capita spesso, ci si accorge d’un problema sociale quando scoppiano come petardi incendiari casi limite di disagio e di degrado umano, o quando scopri all’improvviso che il “mostro” è dentro casa tua . In questi giorni si parla dappertutto di prostituzione minorile in tutte le sue forme, dall’abuso di minori allo sfruttamento della prostituzione minorile talora addirittura favorita da genitori. E’ una drammatica frontiera che ci vede tutti preoccupati e impotenti.
C’è un aspetto ancor più grave e che pure non mi pare sufficientemente valutato. Ho voluto io stesso evidenziarlo denunciando quei comportamenti scorretti sessuali e non solo, che si creano fra adolescenti; sono relazioni di forte disagio che giungono sino al drammatico fenomeno di minorenni che vendono se stessi per pochi soldi o per una ricarica del cellulare, dopo di che la prostituzione è logica conseguenza, tappa d’un cammino intrapreso verso la disperata fuga dall’attuale società da loro sentita come “roba ” nostra e non anche loro. Così se la vivono questi nostri figli sempre più lontani dagli adulti, ritenuti, a torto o a ragione, inaffidabili perchè poco coerenti.
Che fare per frenare quest’onda di povertà umana che mina le speranze della società? Se lo chiedono allarmati genitori ed educatori, insegnanti e pubbliche istituzioni. Condannare non basta e tutto sommato non serve perchè intanto questi ragazzi ci ascoltano senza sentirci e ci guardano con l’aria di chi dice: “Che male c’è? O peggio: Che t’interessa?”. E qui scopri tutta la tua impotenza, che però non può prevalere sul coraggio di reagire.
Come? Non esiste una ricetta magica per estirpare la radice del male; esiste però la pazienza dell’umiltà, esperta consigliera per capire da quale parte girare la testa. Proviamo a dirci la verità: “Che cosa insegna ai ragazzi la nostra generazione di adulti così litigiosa e scontenta? Il disagio degli adolescenti, con queste forme estreme che tanto ci preoccupano, è un grido d’aiuto. E’ l’urlo della solitudine che fa appello alla nostra coscienza. Noi vescovi italiani abbiamo messo al centro dellle preoccupazione pastorali per questo decennio, l’emergenza educativa delle nuove generazioni. Invitiamo le comunità cristiane a diventare luoghi di accoglienza e di dialogo per adolescenti e giovani. Soprattutto chi arriva a forme così devastanti di degrado chiede, senza saperlo, che ci si occupi di lui, domanda ascolto, aspetta di essere preso sul serio per quello che è e per come si esprime.
Chiede di essere amato: ecco il segreto. Prevenire ed educare alla gioia di stare insieme con meno beni materiali, perchè la crisi si sente, ma con più relazioni umane, mi pare un sentiero da riscoprire. In definitiva non ci dobbiamo inventare chi sa che cosa. E’ dura per tutti la vita. Importante è capire che i nostri ragazzi vanno seguiti non quando e come vogliamo noi, ma quando e come loro hanno bisogno. E questo esige presenza e ascolto, pazienza e autorevolezza. Insomma, uno stile diverso di vita. A partire dalla famiglia. Già la famiglia, ma dov’è la famiglia?”
L’editoriale di Mons. Giovanni D’Ercole sul quotidiano nazionale Il Tempo