L’AQUILA – “Il processo che ha coinvolto i membri della Commissione Grandi Rischi dopo il terremoto a L’Aquila, concluso con la condanna dei membri, è stato ‘un processo alla scienza”, basato su “accuse illogiche che creano un pericoloso precedente per il processo scientifico”.
Lo afferma Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Ingv, in una lettera pubblicata dalla rivista Science.
Nel documento Boschi ripercorre le tappe della vicenda che hanno portato al processo, spiegando che il pubblico ministero ha ignorato sia la deposizione del sindaco della città Massimo Cialentesia le mappe sismiche del territorio prodotte durante la riunione della commissione ‘incriminata’, che indicavano L’Aquila come uno dei luoghi a più forte rischio in Italia.
“Il pubblico ministero ha oltretutto distorto le argomentazioni di un mio studio del 1995 – sottolinea Boschi – mettendo effettivamente la scienza intera sotto processo”.
“Pubblicando le mappe sismiche il sismologo fa tutto quello che può per difendere la società dai terremoti – conclude il ricercatore, ora all’università di Bologna – non posso essere accusato per la scarsa qualità degli edifici o per il fatto che le persone non seguono le regole antisismiche. Non ho disseminato false o imprudenti informazioni. La mia domanda è cosa avrei potuto fare per evitare la condanna? Suppongo che avrei dovuto prevedere il terremoto”.