L’AQUILA-(G.D.R.) E’ uno spaccato del centro storico dell’Aquila, quello che descriviamo in questo articolo. Una parte piccola della città antica che comincia a rinascere. Segnali importanti che riguardano l’‘asse centrale’, quello che dalla Fontana Luminosa arriva alla villa comunale. Segnali che giriamo volentieri a gente che conta, gente famosa come l’architetto Renzo Piano o Vittorio Sgarbi o il filosofo Massimo Cacciari che sull’Aquila ha voluto dire la sua anche lui. Gente che dell’Aquila e gli aquilani hanno capito poco, dal momento che continuano a mostrarsi disinformati come di recente l’architetto Piano, neosenatore.

E’ gente famosa ma superficiale con L’Aquila, gente che continua a non capire le linee guida che, pur tra mille incertezze, questa città è riuscita a darsi per arrivare, Dio solo sa quando (ma ci arriverà) alla completa ricostruzione del suo centro storico.

A chi parla a sproposito di ricostruzione sbagliata e di strategie errate, vogliamo ricordare che nei mesi immediatamente successivi al terremoto, di pari passo con la messa in sicurezza del centro storico e dato un tetto dignitoso agli sfollati (altro che ‘new town’ come scelta urbanistica), si è pensato innanzitutto ai 62.000 abitanti delle periferie rimasti senza casa. Una soluzione obbligata dal momento che nel centro storico abitavano 8.000 residenti più alcune migliaia di studenti universitari fuori sede e 1.200 attività produttive. Mettere gli sfollati nei ‘container di IV generazione’ come qualcuno va ancora raccontando sul web anche con fotografie che la dicono tutta su scelte che per fortuna non sono state fatte, sarebbe stato un non senso: economico, come ha raccontato così bene Raniero Pizzi sulla rete, sociale e urbanistico.

Questo vogliamo ricordare all’architetto Piano che ha definito quello dell’Aquila come un cattivo esempio di ricostruzione mettendo alla berlina la sua classe politica e amministrativa, a livello di Comune, Provincia e Regione, oltre che la stragrande maggioranza dei suoi abitanti.

Si diceva del centro storico che comincia a rinascere. Di seguito diamo qualche esempio nella fotogallery con  le immagini dell’apertura di nuovi cantieri e la fine dei lavori in quelli avviati per primi. Proprio in questi giorni è in via di ultimazione il montaggio dei ponteggi di Palazzo Ciolina Cempella ai Quattro Cantoni di fronte al palazzo delle Fibbioni il cui cantiere è stato già avviato da mesi. Per palazzo Ciolina è stato approvato un finanziamento consistente: 23 milioni di euro. Il recupero dell’enorme aggregato dovrà essere ultimato entro giugno 2016 insieme alla Basilica di Collemaggio.

Sempre in questi giorni si sta montando il cantiere a palazzo Leone all’inizio dell’asse centrale sul Corso davanti alla Fontana luminosa, mentre è finito palazzo Paone Tatozzi davanti a Palazzo Bonanni il cui cantiere è aperto da mesi, anche questo un grande aggregato tra la ‘testa’ del Corso, Piazza Regina Margherita, via del Crocefisso, Via del Gatto. Com’è in pratica ultimato l’aggregato del Consorzio Castello 1 in via Castello, il primo Consorzio con due stabili non vincolati con lavori autorizzati in ex zona rossa. Perché i cantieri aperti di aggregati vincolati in tutta la città sono 37, di cui la gran parte nel centro storico, dove è stato quasi ultimato palazzo Gualtieri in via Garibaldi. Sono soltanto degli esempi, ma basta farsi un giro nel centro storico per rendersi conto di un’Aquila ancora molto ferita, ma sulla strada giusta, crediamo, per poter riprendere di nuovo a volteggiare nel cielo. Quando? Molto dipende anche da noi.

Nella foto gallery: Palazzo Leone (2foto), palazzo Paone Tatozzi, praticamente ultimato, Palazzo Bonanni con la pattuglia militare, palazzo Ciolina (tre foto), nonna Cristina in via Paganica, palazzo Antinori in via Garibaldi, palazzo Gualtieri (2 foto), Consorzio Castello 1 in via Castello (2foto) ultimato.

 

 

 

 

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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