Alloggi ceduti in subaffitto oppure utilizzati per le vacanze di parenti o cene con gli amici. O anche, dicono, per incontri galanti a pagamento a base di ‘donne e champagne’. E’ bastato scoperchiarlo il pentolone per capire che dentro accadeva di tutto e di più, ne succedevano, cioè, di tutti i colori. E se prima qualche dubbio esisteva, oggi, alla luce dell’ultima ordinanza del Comune, i sospetti diventano quasi certezze poiché d’ora in avanti gli occupanti degli appartamenti del Progetto CASE sono obbligati a esporre il proprio nome sulla cassetta delle lettere. Sì, nome e cognome, o anche la ragione sociale se si tratta d’una società. E ciò a scanso di equivoci e per far sapere a tutti che in quell’alloggio ci abita Tizio piuttosto che Caio, in modo che sia certo che l’occupante è una persona reale che non può avere il dono dell’ubiquità: abitare, ad esempio, con la moglie alla periferia dell’Aquila e nello stesso tempo in un alloggio che gli è stato assegnato a Coppito 2 dopo il terremoto. Insomma, un deterrente contro i furbi e le furbate, un provvedimento che doveva arrivare prima, è vero, e che invece arriva oggi, ma, come si dice, meglio tardi che mai. Basterà per rimettere un po’ d’ordine nella gestione di un patrimonio di quasi 5.000 appartamenti che il Comune ha ereditato soltanto da qualche mese e che gli resterà in carico per i prossimi decenni? E soprattutto, sarà possibile smascherare tutti coloro che con gli alloggi del terremoto hanno fatto gli sveltoni fino a subaffittarli o trasformarli, in qualche caso, persino in un’alcova?

Restiamo del parere che i controlli andavano fatti prima, in maniera rigorosa. In tempi di vacche magre, con i soldi della ricostruzione al lumicino e i cantieri bloccati, le verifiche diventano obbligatorie, perché l’assistenza alla popolazione terremotata grava parecchio nelle tasche dei cittadini. E’ bastato che l’assessore Fabio Pelini desse il via al censimento dello scorso settembre, perché 1.500 persone rinunciassero al contributo di autonoma sistemazione. Non ne avevano più diritto, o molti avevano fatto i furbi fin allora? Pelini, che finalmente s’è mosso, ha promesso di farci sapere. Tutti gli aquilani e noi con loro stiamo aspettando.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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