E chi l’ha detto che siamo tutti uguali davanti al terremoto? Certo, dovrebbe essere così, ma oggi i terremotati dell’Emilia sono più ‘uguali’ di quelli dell’Aquila. Per rendersene conto, basta vedere l’atteggiamento del governo. Due pesi e due misure: contributo agevolato, e cioè soldi pronti per l’Emilia, 6 miliardi e mezzo oggi che diventano 12 tra sei mesi- un anno; contributo diretto all’Aquila, e cioè soldi che possono tardare fino a 18 mesi e di conseguenza ricostruzione in ginocchio. Due pesi e due misure appunto, specie se si considera che L’Aquila il contributo agevolato l’aveva già: 2 miliardi e mezzo oggi esauriti e che la Cassa depositi e prestiti dovrebbe rifinanziare. Ma il governo dice di essere contrario e poiché in realtà è a corto di soldi e non sa a che santo votarsi per trovarli, fa orecchie da mercante alle proteste degli aquilani. E tra l’Aquila e l’Emilia preferisce l’Emilia. Le aziende dell’Emilia, dice, contribuiscono in maniera rilevante al prodotto interno lordo dell’intero Paese, dunque vanno sostenute con soldi pronti. E siccome di soldi ce ne sono pochi, gli aquilani si arrangino. E’ un ragionamento cinico, ma è quello che fa oggi il governo dei tecnici rappresentato da Barca e Mancurti, non lo dimentichino gli aquilani e allo stesso tempo prendano atto che i nostri politici “non contano niente” come ha detto ieri il presidente di Apindustria Massimiliano Mari Fiamma. Se contassero un po’, avremmo spuntato un trattamento diverso come riuscì a Gianni Letta quando si trattò di decidere con legge lo sconto sulle tasse sospese per il terremoto, sconto che, lo ricordiamo, è stato del 60 per cento.

Al governo, a Barca e Mancurti, ma anche a tutti coloro che ci rappresentano a livello locale, sindaco in testa, vogliamo ricordare che il terremoto dell’Aquila è stato l’evento più devastante degli ultimi 100 anni, cioè dal terremoto di Messina, nel senso che ha coinvolto una città di oltre 70.000 abitanti distruggendo il suo centro storico. Le persone coinvolte in Emilia sono state meno di 10.000, gli sfollati dell’Aquila e degli altri comuni del cratere erano all’inizio 65.000, oggi sono ancora 34.000. E le aziende dell’Emilia, ci chiediamo, valgono davvero più del centro storico della nostra città? Risponda il governo a questa domanda, chiarisca. Perché se continua con i suoi criteri ragionieristici, L’Aquila non avrà scampo.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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