L’AQUILA- La confusione è grande. Ora se ne comincia ad avere la certezza. La ricostruzione della città rischia di fermarsi davanti alle contraddizioni del governo. Il Comune è impotente, ha le mani legate. Cerca di mascherare l’impasse ribaltando su altri responsabilità proprie e dell’esecutivo che ha commissariato L’Aquila col pretesto del passaggio alla nuova governance. Ieri se n’è avuta la prova provata. Il vertice all’Ance col braccio destro di Barca, Mancurti, col Comune, i suoi tecnici, gli ordini professionali, i due manager (per ora di se stessi) degli uffici speciali, con tutti, insomma,tranne i giornalisti lasciati fuori dalla porta, ha detto una sola cosa certa: se non arrivano i soldi, i cantieri si fermeranno, perché le imprese, specie quelle aquilane, non hanno alcuna intenzione di andare avanti a scatola chiusa.  Al momento i soldi promessi da Barca, dal ‘commissario’ Mancurti, con l’avallo del sindaco, non ci sono. Di più. Lo stesso Mancurti, con malcelata arroganza, ha  affermato che il governo non ha alcuna intenzione di rifinanziare il fondo pensato dal ‘cattivo’ Tremonti e messo a disposizione dell’Aquila dalla Cassa depositi e prestiti (oltre 2 miliardi), perché  ‘è contraria l’Unione europea’. Ed ha aggiunto: “Mettetevi l’anima in pace. I finanziamenti arriveranno col contributo diretto”. Come dire col contagocce o con ritardi di mesi se tutto va bene.  Sì arriveranno, ma quando? Mancurti ha fatto l’ennesimo annuncio alla Monti: tranquilli, relax, alla fine dell’anno avrete 350 milioni di euro. Ma non erano 450? E i 500 milioni del Cipe? E quelli dell’Inail sono veri o presunti?   E’ una girandola di cifre a cui è arduo mettere ordine, utilizzata per annunci improbabili smentiti il giorno dopo, una specialità del nostro sindaco che oggi non riesce a dirci neppure quando potrà pagare il contributo di autonoma sistemazione agli sfollati che aspettano da tre mesi gli arretrati.

Tra tanta confusione un’altra cosa è emersa che desta sgomento e apprensione. Due miliardi e mezzo l’anno per la ricostruzione dell’Aquila e dei comuni del cratere- ha detto Mancurti- sono troppi. Erano stati stanziati all’indomani del sisma, ora l’inviato di Barca ci viene a raccontare che il governo deve rifare i conti perché “ne serviranno molti di meno”. Come si vede non c’è da stare allegri. La crisi si è abbattuta anche sulla ricostruzione della nostra città, ma per qualcuno nelle stanze del Palazzo, la colpa è sempre del “giaguaro e dei suoi amici”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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