L’AQUILA- Scendono in piazza le imprese aquilane contro la decisione del governo di finanziare la ricostruzione della città col contributo diretto e non con quello agevolato com’è stato fatto finora. Scendono in piazza e annunciano una manifestazione il 18 prossimo, perché il contributo diretto può tardare fino a un anno e mezzo bloccando di fatto i cantieri, mentre quello agevolato che il governo dei tecnici ha deciso di negare alla nostra città, è disponibile in banca non appena la pratica di ricostruzione viene approvata. Con in più una macroscopica diversità di trattamento: il contributo agevolato (6 miliardi e 400 milioni), è stato concesso ai terremotati dell’Emilia che forse ha più santi in paradiso, ma non all’Aquila che ne aveva beneficiato grazie all’ex ministro Tremonti per 2 miliardi e 600 milioni. E la spiegazione che circola è che l’Emilia ha un Prodotto interno lordo (Pil) superiore dieci volte a quello dell’Abruzzo, e che ha bisogno di riprendere subito la produzione a pieno regime per non compromettere ancor più l’economia nazionale in recessione. Ma le nostre imprese non discutono certo le ragioni dell’Emilia che sono sacrosante (ma fino a che punto?), ma quelle dell’Aquila e degli altri comuni del cratere che il governo e Barca, e il suo staff romano, hanno di fatto abbandonato a loro stesse senza che la nostra amministrazione comunale trovasse la maniera di farsi ascoltare. Che fine ha fatto, ci chiediamo, il parlamentare di riferimento del sindaco e della giunta sempre pronto a intervenire al minimo stormir di fronda e ora stranamente silente?

SALTA IL TAVOLO COL GOVERNO DURA LETTERA A MONTI

Ma torniamo alle imprese che si oppongono al tentativo di ‘strangolamento’ messo in atto dal governo Monti. Le associazioni di categoria hanno deciso di abbandonare il tavolo congiunto tra governo e i nuovi coordinatori della ricostruzione, e le stesse associazioni, tra cui Camera di Commercio, Ance, Confindustria ,Apindustria, Confartiginato. Il tavolo era impegnato ad individuare una nuova gestione della ricostruzione dopo la fine del commissariamento del presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi, datata ormai 31 agosto scorso.
Le associazioni di categoria hanno inviato una lettera dai tonti molto duri al premier, Mario Monti, al ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, inviato del primo ministro all’Aquila, e l’alto funzionario dello Stato Aldo Mancurti, delegato a gestire il passaggio di consegne, per annunciare il ritiro di ogni tipo di supporto alle decisioni sulle attivita’ del governo sul territorio colpito duramente dal sisma del 6 aprile 2009.

LUNEDI’ TUTTI IN PIAZZA

 Per lunedi’ prossimo all’Aquila e’ stata indetta una manifestazione di protesta nella quale sara’ denunciata anche la questione della restituzione dei contributi Inail e Inps che dovevano essere al 40%, che rischiano di tornare tornati al 100% dopo la circolare del ministro del Lavoro Fornero.
    La decisione e’ maturata a causa del blocco di ogni attivita’ di ricostruzione e del caos e della confusione che regna sia sui percorsi amministrativi sia sui fondi a disposizione.

Le organizzazioni datoriali denunciano la disparita’ di trattamento con le misure per il terremoto in Emilia Romagna: il pomo della discordia ruota sulle modalita’ di erogazione dei contributi per la ricostruzione con il territorio che chiede il finanziamento agevolato attraverso il rifinanziamento dei fondi nella Cassa depositi e prestiti, mentre il governo propone il passaggio al contributo diretto che secondo le associazioni allungherebbe ”il tempo delle pratiche di almeno un anno e mezzo”.

FRATTALE: “GRANDE DISPARITA’ TRA NOI E L’EMILIA”

   ”Trovo grande disparita’ – ha spiegato il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) della provincia dell’Aquila, Gianni Frattale, – mi meraviglia come il capo di famiglia, Mario Monti, possa accettare questo diverso trattamento con l’Emilia Romagna. Proprio stamani ha mostrato soddisfazione sul finanziamento per quella terra duramente colpita, e noi questo lo capiamo perche’ comprendiamo bene quel dramma, non entro nel merito delle disgrazie in questo senso non c’e’ rivalita’, ma e’ un nostro diritto sapere perche’ a noi si chiudono i rubinetti con il blocco dei fondi dicendoci che il finanziamento agevolato con la cassa depositi e prestiti non si puo’ piu’ fare, mentre in Emilia Romagna si”’. Frattale e’ duro sui finanziamenti:; ”Per noi non c’e’ certezza – ha continuato -. A 90 giorni dall’uscita di scena del commissario non sono stati trasferiti i fondi per pagare lavori eseguiti da un anno, per sal presentati da cinque sei mesi  e non possono partire opere gia’ affidate per mancanza di copertura finanziaria. Perche’? – conclude – Chiediamo che venga ripristinato il plafond della cassa depositi e prestiti e ci sidiano coperture finanziarie certe”.

MARI FIAMMA: “PRENDIAMO LE DISTANZE DAL GOVERNO”

    Massimiliamo Mari Fiamma, segretario generale Apindustria L’Aquila, sottolinea che ”Pur riconoscendo il lavoro del ministro Barca, prendiamo le distanze dalle decisioni del governo, da ora in poi si assumeranno la responsabilita’ delle scelte. ”Non esiste alcuna motivazione tecnica e di legge perche’ non venga rifinanziato il plafond della cassa depositi e prestiti, e’ una volonta’ politica. D’altra parte, in Emilia si finanzia da noi no, le procedure non sono uguali per tutti, Davanti a tutto questo – conclude – abbiamo deciso di non partecipare alla stesura di decreti che non hanno certezza di fondi”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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