L’AQUILA-Dunque, dicevamo, occhi aperti sulla ricostruzione perché gli strappi, chiamiamoli così, potrebbero essere in agguato. Tutto ruota attorno a una realtà che si cerca di tenere in qualche modo nascosta, ed è il problema rappresentato dai soldi. Per ora ci sono, ma non bastano. Barca lo ha già detto, ma molti sembrano non averlo capito. Sono soldi che coprono appena le case E della periferia e una parte minima del centro storico. Soldi che non rientrano nel capitolo spese per il personale per il quale il decreto per L’Aquila prevede di intervenire con i fondi della spending review. Ma anche questi soldi non bastano. E allora che cosa si inventano i sindaci del cratere? Quei soldi, dicono, facciamoli saltare fuori in altro modo. Ogni pratica, ogni progetto di ricostruzione potrebbe prevedere una quota parte da destinare al personale, questo perché se si vogliono mantenere, al contrario di quanto prevede il decreto, gli otto uffici delle aree omogenee con più gente dentro a lavorare, anche i fondi della spending review non sono sufficienti. E allora, dicono i sindaci con in testa il coordinatore Emilio Nusca, quei soldi prendiamoli dai fondi stanziati per la ricostruzione. Sarebbe il primo strappo, gravissimo aggiungiamo, perché a prevalere non sarebbe soltanto la logica che guarda al proprio orticello, che rende tanto in periodo elettorale e sulla quale il governo sta facendo purtroppo delle aperture, ma anche una disinvoltura consolidata. E cioè, se i soldi servono prendiamoli dove è possibile, senza stare a guardare tanto per il sottile. Sarebbe gravissimo, perché quei soldi verrebbero tolti dai fondi per ricostruire le case dei terremotati, il che sta già avvenendo per l’assistenza agli sfollati.

Si profila poi un altro strappo. Quella che si chiede per le aree omogenee è una filiera farraginosa: otto uffici tecnici e amministrativi che esaminano i progetti e che fanno capo a un ufficio unico che coordina e che, a sua volta, ha come referente una terza struttura a livello governativo per l’imprimatur finale. Si rischia, cioè, di creare un apparato monstre che lungi dallo snellire l’esame dei progetti potrebbe creare intralci imprevisti. Senza contare il capitolo dei tempi delle assunzioni (quando ci saranno i concorsi?) e della formazione del personale. Si farà in tempo per la fine dell’anno (e parliamo soprattutto per il Comune dell’Aquila) quando Fintecna, Reluis e Cineas abbandoneranno il campo per la scadenza della convenzione?  Sarà anche questo un problema da chiarire.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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