L’AQUILA – L’Aquila ha vissuto un periodo storico florido e importante. La città capoluogo d’Abruzzo, è citata ad esempio da Machiavelli nelle sue note “Istorie Fiorentine” (meglio sarebbe dire Storie d’Italia) a buona ragione, a differenza dei pigri storici odierni locali che l’hanno sommariamente fatta “sparire” dai testi importanti. In quel tempo di grandi cambiamenti epocali, Aquila era una delle principali città della penisola, la seconda del regno di Napoli, e stringeva fiorenti commerci con la culla del rinascimento italiano, la Firenze di inizio cinquecento.

Furono molte le famiglie fiorentine che si stabilirono ad Aquila mentre il commercio, la cultura e l’arte si tessevano tra le due città. Machiavelli e Leonardo Da Vinci lavorarono per i Medici e Cesare Borja (Borgia per gli italiani), figlio del papa spagnolo Alessandro VI.

Leonardo da Vinci, fu la punta di diamante della geografia e dell’ingegneria ai fini militari prima per Ludovico il Moro e successivamente per il Borgia. Così scrisse un Leonardo in procinto di espatriare da Firenze alla volta di Milano a Ludovico il Moro: “…comporrò varie e infinite cose da offendere e difendere. Credo di soddisfare benissimo in architettura, in composizione di edifici e in condurre acqua da un luogo all’altro”. Con la caduta degli Sforza Leonardo accetta l’incarico offertogli da Cesare Borgia quale principale architetto. Così si legge nel documento datato 1502 inviato a Leonardo: “…Leonardo da Vinci, che per incarico nostro ha da esaminare i luoghi e le fortezze dei nostri Stati (…) gli si mettano uomini a disposizione…” –

Per Leonardo comincia un lungo pellegrinaggio di città in città, di paese in paese. Disegnò qualcosa come circa 5000 tra fortificazioni, opere militari, armi e carte topografiche, probabilmente, proprio sotto consigli di Niccolò Machiavelli e memore degli incontri a Firenze con Silvestro dell’Aquila, venne in visita nell’Abruzzo
aquilano, così ricco di fortificazioni. Osserviamo come molti dei suoi progetti di forti assomigliano alla Rocca di Calascio, indubbiamente rielaborati, ma dalla somiglianza ovvia. Siamo agli inizi del Cinquecento, Aquila si è recentemente arricchita (pur se non completata) della splendida basilica di San Bernardino da Siena che ospita le spoglie del Santo nel mausoleo appena finito per opera di Silvestro dell’Aquila, il più grande degli scultori abruzzesi del ’400, allievo di Donatello insieme a quel Andrea del Verrocchio, maestro di Leonardo da Vinci.

Di lì a qualche anno sarebbe iniziata la costruzione del Forte Spagnolo (1534), quando il viceré di Napoli e luogotenente di Carlo V, venne ad occupare militarmente Aquila. I lavori furono affidati all’architetto spagnolo Don Pirro Luis Escribà. Il poderoso simbolo della dominazione spagnola e del decadimento economico della città “per reprimere l’audacia del popolo aquilano” fu insieme a Castel Sant’Elmo di Napoli, realizzato dagli stessi spagnoli, una delle più imponenti fortificazioni dell’Italia meridionale. Tra i tanti progetti di fortificazioni di Leonardo, non può passare inosservata la pianta di una fortezza a stella che fa molto pensare al Forte Spagnolo dell’Aquila, realizzato una quindicina di anni dopo la morte di Leonardo. Non si conoscono, finora, prove tangibili di una visita di Leonardo ad Aquila anche se nei taccuini (1500-1519) di Leonardo sono presenti notevoli citazioni sui monti d’Abruzzo, in special modo del Gran Sasso. Il 1500 è il periodo in cui Leonardo si concentrò al lavoro e agli studi di macchine e architetture militari per Cesare Borgia, contemporaneo agli anni in cui il mausoleo di San Bernardino, nell’omonima basilica, fu pronto all’esposizione delle spoglie del santo.

Come scoprimmo e riportammo nel nostro libro “La Rivelazione dell’Aquila” (P. Cautilli, L. Ceccarelli, M. Proclamato) sulla mensola che contorna il mausoleo vi sono incise firme, segni, croci devote di probabili pellegrini analfabeti e una perfetta caricatura del profilo di un monaco, dallo stile inconfondibilmente leonardesco.

Le prove di una visita ad Aquila da parte di Leonardo da Vinci si arricchiscono oggi, grazie alla nostra ricerca, di un elemento ancora più distinto, un dipinto quasi sconosciuto del maestro fiorentino. Si tratta di una pala d’altare dipinta da Leonardo, una Madonna con San Bernardino, catalogata dalla Università di Bologna e dalla fondazione Federico Zeri. Secondo l’ultima segnalazione risalente al 1961-1963, l’opera è venduta negli anni 50 a collezionista di New York e farebbe parte della collezione Spark. La Madonna con Bambino e san Bernardino da Siena potrebbe essere la prova della visita alla nostra citta di Leonardo da Vinci, interessato al Santo senese. Già un semplice raffronto tra il dipinto e il mausoleo del Santo, infatti, mostrano evidenti similitudini decorative, dall’Onnipotente nella lunetta ai decori floreali della struttura. Inoltre, il profilo prominente del frate è palesemente un ritratto reale del frate senese, come si può
evincere dalla foto di San Bernardino.

Paolo Cautilli e Luca Ceccarelli

Condivisione.

Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

  • Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666
  • Direttore responsabile: Christian De Rosa
  • Editore: Studio Digitale di Cristina Di Stefano
  • Posta elettronica:
  • Indirizzo: Viale Nizza, 10