L’AQUILA – Un terremoto di magnitudo 4.5 è stato registrato alle 4:04 di oggi nella zona delle Prealpi Venete. Lo ha riferito l’ Ingv. Tra i Comuni più vicini all’epicentro, Lamosano, Pieve d’Alpago e Tambre, in provincia di Belluno, e Barcis, Cimolais, Claut ed Erto, in provincia di Pordenone.

PROTEZIONE CIVILE FVG, PAURA MA NESSUN DANNO 

Ha provocato allarme, ma nessun danno, nel Friuli occidentale, la scossa di terremoto localizzata tra la province di Belluno e Pordenone. Lo riferisce all’ANSA la Protezione civile del Friuli Venezia Giulia. La località più vicina all’epicentro in regione risulta quella di Claut (Pordenone) ma numerose chiamate da tutta la provincia sono giunte ai vigili del fuoco e all’ente locale, senza che tuttavia siano stati segnalati danni a persone o a cose. Nell’ epicentro del sisma e anche a Pordenone e altre località della provincia, numerose persone sono scese in strada, impaurite, al momento della scossa. Sono però rientrate poco dopo, una volta constatata l’assenza di danni.

Non è in relazione con i sismi di maggio in Emilia il terremoto di magnitudo 4,5 avvenuto alle 4:04 di oggi nella zona delle Prealpi Venete, nel bellunese. Il terremoto è avvenuto a 7,1 chilometri di profondità e al momento non si sono registrate repliche importanti, ossia di magnitudo superiore a 2,5. Così affermano gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

INGV, SCOSSA DI MAGNITUDO 3 ALLE 7.47 A FINALE EMILIA 

Una scossa di terremoto di magnitudo 3 è stata registrata alle 7.47 nel distretto sismico della Pianuta padana emiliana, con epicentro nella zona di Finale Emilia (Modena) e ad una profondità di 8,5 chilometri. Lo ha reso noto l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

ALLARME GRANDI RISCHI: POSSIBILE FORTE SCOSSA NELLA ZONA DEL FERRARESE – Prevedere i terremoti, per ora, è fantascienza. Tuttavia, sulla base della conoscenza delle faglie e delle scosse che si sono succedute dal 20 maggio in poi in Emilia, è possibile che ulteriori eventi possano accadere tra Finale e Ferrara, con terremoti di entità paragonabile ai maggiori registrati nella sequenza di queste settimane. E’ il parere della Commissione Grandi rischi. Sulla base di questi orientamenti, ha detto il premier Mario Monti, “abbiamo predisposto una intensificazione di tutte le attività di prevenzione”.

IL PRECEDENTE DELL’AQUILA 

Non c’é tranquillità dunque, per la zona colpita dalla doppia scossa del 20 e del 29 maggio (rispettivamente magnitudo 6.1 e 5.8) e Palazzo Chigi vuole chiarezza. Soprattutto dopo il precedente dell’Aquila. In quel caso – è il 2009 – ci fu una lunga serie di scosse di entità media e bassa nelle settimane che precedettero quella distruttiva del 6 aprile che fece 309 morti; pochi giorni prima, il 31 marzo, all’Aquila si era riunita la Commissione Grandi rischi senza dare allarmi specifici e per questo l’organismo è ora sotto processo.

MONTI, INTENSIFICATA PREVENZIONE 

Il Governo ha fatto quindi un esame approfondito della situazione, insieme al presidente della Emilia Romagna, Vasco Errani, al capo Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli e agli esponenti della commissione Grandi rischi, presieduta da Luciano Maiani. “Non esistono oggi – ha premesso Monti – metodi scientifici di previsione di terremoti a breve periodo, ma – ha aggiunto – la conoscenza del sottosuolo, le faglie e gli eventi succedutisi dal 20 maggio in poi permettono di formulare alcuni orientamenti per l’evoluzione futura, alla luce dei quali abbiamo predisposto una intensificazione di tutte le attivita”.

IN ARRIVO VIGILI FUOCO, MILITARI E TECNICI PER CONTROLLI 

Gabrielli, da parte sua, ha garantito che nei prossimi giorni si accelereranno le verifiche e la messa in sicurezza di edifici pubblici e privati in Emilia Romagna. In particolare, è stato concordato l’ulteriore rafforzamento, con l’arrivo di un contingente di 300 unità, dei vigili del fuoco, destinate all’accelerazione delle fasi di verifica sulle diverse tipologie di edifici ai fini della messa in sicurezza preventiva. E’ stato poi contattato, da parte della Protezione civile, in collaborazione con le Università, gli Ordini professionali e i Comuni, il maggior numero possibile di tecnici professionisti nelle zone colpite per accelerare ulteriormente le verifiche di agibilità delle strutture; è stato infine attivato un contingente militare per aumentare il presidio, ai fini della pubblica sicurezza, in particolare nelle zone rosse dei centri abitati colpiti, come richiesto dagli stessi sindaci.

RISCHI TRA FINALE E FERRARA 

Tra Finale Emilia e Mirandola, che nei giorni scorsi hanno avuto gli eventi più rilevanti, scrive la Grandi rischi, “le scosse di assestamento stanno decrescendo in numero e dimensione”. Dunque, nel caso di una ripresa dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, “é significativa la probabilità che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori registrati nella sequenza”. Inoltre, prosegue la commissione, “non si può escludere l’eventualità che, pur con minore probabilità, l’attività sismica di estenda in aree limitrofe a quella già attivata sino ad ora”. L’organismo, ha commentato Gabrielli, “ha fatto un’analisi complessiva su tre segmenti della faglia. Due si sono spezzati, il terzo no. Dunque ritiene probabile che si possa spezzare anche il terzo. Ma – ha puntualizzato – è una situazione assolutamente imprevedibile e che può verificarsi in tutte le altre zone sismiche d’Italia”. Il governatore Errani, da parte sua, ha invitato a “leggere bene il comunicato della commissione: l’ipotesi dell’allargamento della faglia non si può prevedere, è un dato statistico”. Mentre è critico l’ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi. “Sarebbe bene – ha detto – che la Grandi Rischi facesse una precisazione, dovrebbe spiegare come è arrivata a questa dichiarazione. Non mi risulta infatti che sia possibile fare previsioni dei terremoti: sembra piuttosto – ha osservato riferendosi al comunicato – qualcosa che si dice per stare sul sicuro”.

SUOLO SOLLEVATO FINO A 12 CENTIMETRI 

Il terremoto nel modenese del 29 maggio ha sollevato il suolo fino a 12 centimetri: lo dimostrano i dati dei satelliti radar Cosmo-SkyMed, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), attivati dopo il sisma del 20 maggio su richiesta della Protezione Civile. I dati sono stati utilizzati da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr).

Gli stessi dati rilevati nel modenese indicano inoltre che in alcune zone, in particolare nell’area di Finale Emilia il suolo si è abbassato fino a 3 centimetri, che la deformazione del suolo è orientata prevalentemente da Est verso Ovest e che la faglia che ha causato il terremoto del 29 maggio si colloca nella continuazione verso Ovest di quella del terremoto del 20 maggio. Si completa così il quadro delle deformazioni permanenti provocate dai due terremoti avvenuti in maggio in Emilia, ha osservato il direttore della missione Cosmo-SkyMed dell’Asi, Alessandro Coletta. Le misure relative al sollevamento del suolo nel modenese si affiancano infatti a quelle analoghe fatte dopo il terremoto del 20 maggio nel ferrarese, quando era stato rilevato un sollevamento del suolo fino a 15 centimetri.

PREMIER A TERREMOTATI, GOVERNO VI E’ VICINO 

Monti ha provato a rassicurare la popolazione emiliana. “Un governo – ha osservato – non può scongiurare un terremoto né prevederlo, ma noi come Governo vogliamo incoraggiarvi a non vedere le cose in modo ancora più grave e preoccupato. Spero sia di rassicurazione che il Governo è pienamente impegnato a essere vicino a voi e spero che presto ci sia un rasserenamento della vita di questa straordinaria regione e delle vostre vite individuali”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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