L’AQUILA – Sig. Sgarbi, capisco che ormai sollevare polveroni faccia parte del suo “core business”. Altrimenti con molta probabilità nessuno si interesserebbe alla sua attività di grande critico d’arte. E capisco anche che la supponenza sia servita a creare il personaggio che, periodicamente, continua a sbandierare ai quattro venti, benché sia passato di moda, ahimé, come tutto ciò che prende vita nei media ufficiali.

 Mi rendo anche conto che la sua conoscenza delle bellezze artistiche del nostro Paese sia a livelli molto elevati e accetto volentieri il suo bisogno impellente di criticare, spesso a ragione, quanto di turpe o indecente venga fatto/non fatto del nostro patrimonio culturale.

 Ma una cosa non posso tollerare, che lei si permetta di fare affermazioni come quella rilasciata all’Androkonos:

“In Abruzzo stanno fermi a pensare che lo Stato sia inetto, senza reagire. Se il terremoto che ha colpito l’Emilia avesse fatto tremare il Molise, l’Abruzzo o altre regioni del Sud Italia, allora la tragedia sarebbe doppia. […] A L’Aquila sono passati 3 anni ma è tutto esattamente come all’indomani del sisma. Stanno mani in mano, ad aspettare”.

Beh, non le do torto riguardo il fatto che a L’Aquila dopo tre anni di progressi ne sono stati fatti pochissimi e non significativi. Non le do torto neanche sulle tante differenze tra il Sud e il Nord Italia e sulla capacità degli emiliani di organizzarsi di gran lunga meglio di molti altri italiani. Ma, sig. Sgarbi, non si permetta mai più di insinuare che la colpa della mancata ricostruzione sia da imputare a noi aquilani (e non abruzzesi, finiamola con questa storia dell’Abruzzo, il terremoto ha fatto danni reali e sconvolgenti nel capoluogo, a L’Aquila, e non ovunque nella regione!). Non si permetta mai più di dichiarare che noi non abbiamo reagito, o non a sufficienza, e che non facciamo altro che aspettare. Sa cosa aspettiamo però? Che il Ministro Barca, dopo la sua bella ed ordinata relazione, si faccia vivo con dei fatti, come, ad esempio, potrebbe essere una revisione della normativa post terremoto del 2009, evidentemente poco chiara ed attuabile.

 Sa perché la nostra tragedia può definirsi quantomeno “doppia”? Perché nel terremoto aquilano sono morte 309 persone e grazie al cielo non di più, perché ovviamente nel cuore della notte scuole ed edifici pubblici erano deserti. E sa perché il nostro Stato può definirsi inetto? Perché il caro Governo italiano, all’indomani del sisma, pensò bene di terrorizzare la popolazione aquilana con un’immagine distorta dei container, provvedendo, quindi, alla realizzazione di C.A.S.E. – alias new town – che hanno le sembianze di enormi cimiteri circondati dal deserto. Che necessitano di una manutenzione dal costo spropositato (per non parlare dei costi di realizzazione) e che presentano già gravi problemi strutturali a poco più di due anni dalla loro costruzione. Case prefabbricate con piastre antisismiche che sarebbero dovute diventare dei campus per gli universitari (che in tre anni sono diminuiti paurosamente), nel momento in cui la ricostruzione delle vere abitazioni avesse preso piede. Bene, che mossa intelligente, che acume, che lungimiranza! Peccato che nel frattempo non si è pensato agli universitari presenti né tantomeno alle tempistiche della ricostruzione in una città come L’Aquila.

 Ma ci sarebbe troppo da scrivere e raccontare, sa Sgarbi? Dovrei fare un elenco infinito che descriva l’inettitudine di chi ci ha governato e di chi ci governa ora. E’ stato scelto, ad esempio, un commissario per la ricostruzione non aquilano, che non vive a L’Aquila, di appartenenza politica opposta a quella del nostro sindaco. Mossa intelligente, anche questa. Hanno reso le procedure per la consegna e approvazione di progetti di rocostruzione farraginosa e inefficiente. Hanno sbolognato sulla costa migliaia di persone senza pensare a soluzioni alternative. Alcune delle quali, soprattutto anziane, ancora lì in attesa di morire.

 E poi hanno detto: “Ecco fatto, ora procedete pure voi”. Ma, sig. Sgarbi, il popolo delle carriole, le associazioni per le vittime, i gruppi di giovani impegnati nella ricostruzione sociale e materiale della città non ce la fanno più a combattere contro muri di gomma.

Lei non sa nulla, non si permetta più di dar fiato ancora alla sua pungente favella riguardo L’Aquila, o meglio, gli aquilani.

Forse lei non sa quanto abbiamo reagito ed in che modo, non sa quanto è stato fatto dal punto di vista sociale, solo grazie agli aquilani. Non sa quanta fatica costi vivere ancora lì. Eppure gli aquilani ci sono e lottano ogni giorno perché la città e la vita possano riprendere il loro corso. Stiamo con le mani in mano ad aspettare secondo lei??? Interessante osservazione. Così come sono interessanti i commenti di chi continua a ripetermi “Ah, sei aquilana? Brutta storia… Beh, però non pensate al centro, si sa che per gli edifici storici ci vorrà molto tempo”. Il centro????? Ma quale centro!!! L’Aquila non è solo centro storico, L’Aquila sono nuclei abitativi moderni totalmente sventrati, L’Aquila sono quartieri e frazioni fantasma, L’Aquila è distruzione di attività commerciali, L’Aquila non è più una città vivibile. 

 Eppure lei – e gente come lei che pensa di conoscere – si permette di parlare. E giudicare.

 Sig. Sgarbi, se lei è così intelligente capirà che non è opportuno fare confronti tra drammi e calamità naturali. Non è il caso di fare una pagella delle ricostruzioni. Non è furbo paragonare alcuni paesi di provincia con la sesta città d’arte europea. Non è il caso di stigmatizzare le differenze tra Nord e Sud per premiare chi è più bravo a superare le tragedie.

Sig. Sgarbi, mi perdoni se rido di lei, del resto non posso fare altro se proprio lei, che passa il tempo a viaggiare con una “pensione” vertiginosa, si permette di tacciare noi di nullafacenza e inerzia.

Ma sì, continui pure a criticare a vanvera, non ha nient’altro da fare. Ah, se trovasse qualche ora libera, venga pure a L’Aquila a darci una mano, o a farci vedere come si agisce.

Elisa Celi

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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