L’AQUIILA-  Certo, una figura controversa quella di Ferdinando Di Orio. Quando fu eletto rettore ormai molti anni fa, ereditò la gestione dell’ateneo aquilano da quel gran signore di Luigi Bignardi, forse attento più alla ricerca e ai grandi progetti che all’amministrazione dell’ordinario che è poi la base solida per ogni ulteriore ambizione.

Di Orio ebbe un consenso ampio, largamente maggioritario. Lo votò compatto il corpo docente, quello amministrativo, la rappresentanza degli studenti. Veniva dalla politica e usò i mezzi della politica. Nulla di male. Anzi. Governò per l’intero mandato, fu poi rieletto

senza avere ‘competitor’ in grado di impensierirlo. Governò e governa ancora con decisione, pochi compromessi e, qualche volta, pugno duro perché è così che si fa quand’è necessario. E questo, forse, gli ha alienato i tanti amici e rinvigorito i ‘nemici’.

Ha comunque ottenuto risultati importanti: l’università è cresciuta, per numero di studenti, certo, ma anche per qualità. Ma soprattutto un merito ha avuto il rettore, quello di aver tenuto dritto il timone dell’ateneo nella tempesta del terremoto. E non è stato facile.

Dopo il 6 aprile 2009 sembrava che l’università dovesse dissolversi. Senza più sede, con gli studenti in fuga, i docenti smarriti pareva che tutto  stesse per crollare da un momento all’altro. E’ stato per la tenacia del rettore, le sue liti furibonde, i suoi pugni battuti sul tavolo,  se si sono salvati i corsi universitari, le cattedre dei docenti e se gli studenti sono tornati. Oggi l’università è ancora dispersa, ma ha ripreso a crescere.

Perché diciamo tutto questo? Si è scoperto che Di Orio, per un complesso calcolo di tempi previsto dalla legge Gelmini, può restare al suo posto un altro anno, ma che molti non vogliono, specie ora che le elezioni all’ateneo sono state fissate. Insomma sono insorti i professori, gli stessi che lo hanno acclamato. Non è strano, è così che vanno le cose del mondo, ma Di Orio tiri diritto, resti per altri 12 mesi come dice la legge. Resti, perché sarà utile all’ateneo. I problemi, crediamo, verranno dopo che se ne sarà andato.

 

 

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