L’AQUILA – Non per nulla ha vinto il premio ETI Olimpici, l’Oscar del teatro italiano. Parliamo dell’eclettico, macchiettista, straordinario cantante e ballerino Gennaro Cannavacciuolo che sta entusiasmando il pubblico con il suo “Volare, omaggio a Domenico Modugno”, spettacolo che regala allo spettatore una serata di spensieratezza, di musica, con un tuffo nei ricordi e nel passato. Cannavacciuolo, molto amato dal pubblico e dalla critica, con la dinamica regia di Marco Mete ed accompagnato da Marco Bucci Trio , confeziona un lavoro davvero elegante, malinconico, ma allo stesso tempo gioioso, con momenti di grande emozione e magia teatrale. Tutto merito dell’ensemble musicale che accompagna Cannavacciuolo ma soprattutto per l’innata simpatia e bravura dello stesso interprete – cantante che ricordiamo applauditissimo in “Concha Bonita” o “Varietà”. Un poeta della scena, artista generoso di emozioni ed autentico erede della scuola teatrale di Eduardo e Pupella Maggio. “Volare” è uno dei suoi spettacoli più fortunati, consacrato da centinaia di repliche, con un impianto scenico semplice ed originale e che propone un itinerario rapsodico nella storia di un personaggio come il “Mimmo nazionale”, simbolo della grande canzone italiana. La pièce è divisa in due tempi. Nella prima parte, spazio alle canzoni dialettali e macchiettistiche, da “O caffè'” a “La donna riccia”, da “La cicoria” e “U pisci spada”, alla più famosa “Io mammeta e tu”; fino ai monologhi teatrali e al suggestivo dialogo tra madre e figlio tratto dalla commedia musicale “Tommaso D’Amalfi” di Eduardo de Filippo, eseguito con l’apporto della voce registrata di Pupella Maggio che volle dare il suo contributo proprio a questo spettacolo. Nella seconda parte, da atmosfera brechtiana, largo alle canzoni d’amore più famose lanciate da Modugno come “Vecchio frac”, “Tu si ‘na cosa grande”, “Resta cumme” e così via sino all’ormai inno nazionale “Nel blu dipinto di blu”, cantato e danzato a mo’ di Tip Tap alla maniera di Fred Astaire. Uno spettacolo coinvolgente ed interattivo che propone un alternarsi sottile di momenti comici e di alcuni più melanconici, di aspetti gioiosi e di suggestive evocazioni poetiche. Cannavacciuolo passa con estrema disinvoltura dalle canzoni popolari agli intensi brani d’amore a quelli malinconici e amari, proseguendo con i monologhi teatrali e il suggestivo ed intenso dialogo fra madre e figlio… uno spettacolo che il pubblico apprezza. Ma anche la critica. La Repubblica, con Rodolfo Di Gianmarco, scrive ” … una bella idea, una serata piacevole, elegante, affidata totalmente alla bravura di Gennaro Cannavacciuolo [… ] lo spettacolo offre brillanti spunti teatrali… canzoni per niente banali, musica e parole in perfetta armonia, testi vibranti in dialetto e in lingua, che talvolta diventano pura poesia… intensi frammenti drammatici di una teatralità straripante.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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