L’AQUILA – “Quella riunione non fu un’operazione mediatica nell’accezione dispregiativa del termine, ma la risposta piu’ adeguata per dare informazioni, visti gli allarmismi anche di persone incompetenti e, addirittura, la divulgazione di notizie incontrollate anche con auto che giravano con gli altoparlanti per le zone interessate dalle scosse”.

Lo ha dichiarato l’ex numero uno del Dipartimento della protezione civile nazionale, Guido Bertolaso, sentito in aula al processo ‘Grandi Rischi’. In riferimento sempre alla convocazione del 30 marzo del 2009 degli esperti della Commissione grandi rischi all’Aquila, Bertolaso ha aggiunto di aver fatto questa scelta “solo per informare la popolazione in seguito alla situazione di disagio e panico che si era creata per il lungo sciame sismico”.

Per quanto riguarda la telefonata con l’ex assessore della regione Abruzzo, con delega alla protezione civile, Daniela Stati (comunicazione intercettata e per la quale la Procura dell’Aquila ha aperto per entrambi un filone parallelo a quello principale) Bertolaso ha evidenziato di non aver mai sollecitato risposte rassicuranti ma di aver riferito alla rappresentante locale della protezione civile opinioni da lui apprese da diversi esperti di sismologia sul fatto che piu’ scosse non di grande entita’ fanno si’ che non ci sia una scossa catastrofica.

L’udienza e’ stata caratterizzata da diverse interruzioni per le schermaglie tra gli avvocati difensori e quelli di parte civile. Sull’attivita’ del Dipartimento nazionale della protezione civile prima dell’evento catastrofico del 6 aprile del 2009, Bertolaso ha spiegato che “la competenza era delle strutture regionali del Dipartimento. Mica si potevano fare evacuare Sulmona, dove uno sconsiderato aveva procurato un falso allarme, L’Aquila e Rieti”.

In merito poi a una missiva a firma di Bertolaso con la quale lo stesso augurava alla famiglia di uno studente universitario, morto nel crollo della palazzina dove alloggiava, l’identificazione dei responsabili, lo stesso ex capo Dipartimento della protezione civile ha chiarito che il riferimento era “ai governi e ai funzionari che nel corso degli ultimi decenni avrebbero dovuto portare avanti il discorso sulla prevenzione sismica e non lo hanno fatto. Cose che piu’ volte ho denunciato anche per iscritto, invocando un serio programma di prevenzione”.

“Non ho nulla da nascondere, per questo ho accettato di partecipare a quella trasmissione televisiva il cui contenuto si e’ rivelato poi determinante per il mio coinvolgimento in questo processo”. Lo ha detto l’ex numero uno del Dipartimento della protezione civile Guido Bertolaso, al termine della sua deposizione, durata quattro ore e mezza, nell’ambito del processo contro i sette membri della commissione Grandi Rischi.

A chi tra i media gli ha chiesto un giudizio sulla sua deposizione (Bertolaso e’ imputato del reato connesso di omicidio plurimo colposo) l’ex responsabile nazionale della protezione civile ha aggiunto: “Sta ai giudici stabilire se la mia deposizione e’ stata chiarificatrice. Per quanto mi riguarda io ho sempre agito in maniera corretta e quindi non ho avuto difficolta’ sia a intervenire a quella trasmissione, sia a deporre oggi.

Sono talmente tranquillo della correttezza del mio operato che, pur sapendo che andando a quella trasmissione avrei corso il rischio di essere indagato, come e’ successo, ci sono andato comunque”. Il riferimento e’ al programma andato in onda un paio di settimane fa su La7 in cui si ascolta l’intercettazione della telefonata tra lo stesso Bertolaso e la Stati, ex responsabile regionale di protezione civile (indagata anche lei per il reato connesso), nella quale la informava che qualche giorno dopo la Commissione si sarebbe riunita all’Aquila per tranquillizzare la popolazione. Bertolaso prima di risalire in auto ha detto di continuare ad “avere grande amore” nei riguardi degli aquilani.

 

PROCESSO GRANDI RISCHI. BERTOLASO:”RISPONDERO’ ALLE DOMANDE CHE MI FARANNO”

 

“Rispondero’ alle domande che mi faranno”. Lo ha detto poco fa l’ex capo Dipartimento della protezione civile nazionale, Guido Bertolaso all’Aquila, fuori il Tribunale in cui sta svolgendo il processo (si tratta della quattordicesima udienza) alla commissione Grandi rischi, l’organo consultivo della presidenza del Consiglio alla sbarra all’Aquila con l’accusa di aver sottovalutato il rischio e dato false rassicurazioni ai cittadini prima del sisma del 6 aprile 2009, causando la morte di 309 persone.

Bertolaso inizialmente convocato come teste, verra’ sentito oggi come indagato, dopo aver ricevuto da parte della Procura dell’Aquila, l’avviso di garanzia per omicidio colposo per un reato connesso al filone principale. “Ho ricevuto moltissimi messaggi da tanta gente, per la maggioranza molto positivi”, ha aggiunto Bertolaso prima di allontanarsi con gli agenti della Digos della Questura, in un’aula protetta, lontana dai media, in attesa di essere sentito nel corso del processo.

L’accusa contesta l’omicidio colposo. In un’intercettazione telefonica (nell’ambito dell’inchiesta sul G8 della Maddalena) risalente al 30 marzo 2009, un giorno prima della contestata riunione, Bertolaso parlando con la Stati definiva la riunione “un’operazione mediatica” e spiegava che era stata convocata “non perche’ siamo spaventati, ma perche’ vogliamo tranquillizzare”, oltre che “zittire qualche imbecille”, in riferimento agli allarmi lanciati in quelle settimane dal tecnico di ricerca Giampaolo Giuliani.

Bertolaso, prima di rispondere al pm, e’ stato formalmente informato dal giudice del Tribunale dell’Aquila di essere indagato in un procedimento connesso e alla domanda del giudice ha detto di non volersi avvalere della facolta’ di non rispondere. “Quindi non devo leggere questa formula?”, ha chiesto Bertolaso, riferendosi al giuramento che viene recitato dai testimoni.

“Quindi posso anche non dire la verita’?”, ha chiesto alla conferma, replicando con una smorfia all’assenso del giudice. Entrando nel merito, l’ex capo Dipartimento della protezione civile ha spiegato il funzionamento dell’Ente che ha diretto, sottolineando di aver preso la scelta della convocazione degli esperti (sette quelli convocati all’Aquila) per la “grande incertezza tra la popolazione e per gli allarmi di un forte terremoto, che si stavano susseguendo. Vi era una situazione di disagio – ha aggiunto Bertolaso – e panico e la convocazione della commissione, ho ritenuto che fosse la piu’ adeguata”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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