L’AQUILA – Colpo di scena alla vigilia della quattordicesima udienza del processo alla commissione Grandi rischi, l’organo consultivo della presidenza del Consiglio alla sbarra all’Aquila con l’accusa di aver sottovalutato il rischio e dato false rassicurazioni ai cittadini prima del sisma del 6 aprile 2009, causando la morte di 309 persone.

E’ arrivato infatti in aula alle 11,15 l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, non più come testimone dell’accusa, come inizialmente stato chiamato, ma come indagato. Nei giorni scorsi, infatti, gli è stato notificato l’avviso di garanzia nell’ambito di un procedimento connesso al filone principale, uno dei più delicati della maxi inchiesta sui crolli seguiti dalla Procura della Repubblica del capoluogo abruzzese.

Bertolaso, che poi è stato commissario per l’emergenza terremoto, è stato indagato alla luce della rivelazione di un’intercettazione telefonica risalente al 30 marzo 2009, un giorno prima della contestata riunione.

Parlando con l’ex assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, Daniela Stati, Bertolaso definiva la riunione «un’operazione mediatica» e spiegava che era stata convocata «non perché siamo spaventati, ma perché vogliamo tranquillizzare», oltre che per «zittire qualche imbecille», in riferimento agli allarmi lanciati in quelle settimane dal tecnico di ricerca Giampaolo Giuliani.

Oggi Bertolaso dovrà chiarire questo e altri aspetti controversi davanti al giudice Marco Billi; ad assisterlo ci sarà l’avvocato Filippo Dinacci, che difende anche uno dei sette imputati del filone principale, Bernardo De Bernardinis, che di Bertolaso era il numero due.

 

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