L’AQUILA –  Per colpa della neve che ha paralizzato oggi L’Aquila è cominciata con un’ora e mezzo di ritardo la tredicesima udienza del processo alla commissione Grandi rischi, il più delicato della maxi inchiesta sui crolli del 6 aprile 2009 coordinata dalla procura della Repubblica del capoluogo. Nell’udienza di oggi è previsto l’ascolto dei testimoni di parte civile chiamati dall’avvocato Wania Della Vigna, in particolare docenti universitari, tecnici e giornalisti.

Lo psichiatra aquilano, Massimo Casacchia, docente dell’Universita’ dell’Aquila, nel corso della propria testimonianza nel processo contro i sette membri della Commissione grandi rischi ha affermato che “la sindrome da stress post trauma, e’ un disturbo cronico, puo’ durare per tutta la vita. E’ una malattia del vivere, per cui non si puo’ piu’ dimenticare”. Lo psichiatra ha visitato quattro ragazzi sopravvissuti del crollo della Casa dello studente, (in cui sono morti otto studenti universitari) ai quali ha diagnosticato per l’appunto la sindrome.

Sempre Casacchia ha evidenziato che “la lesione sarebbe diversa se il soggetto percepisce il terremoto da un’altra parte invece di vivere due ore di attesa dei soccorsi, telefonate terribili”. In relazione pero’ alle informazioni rassicuranti rese dagli esperti (imputati nel procedimento penale) agli organi di informazioni, lo psichiatra non ha saputo spiegare se le stesse possano avere influito scientificamente con la genesi della malattia diagnosticata ai quattro studenti sopravvissuti.

 

GRANDI RISCHI; VULCANOLOGO, SCARICO ENERGIA? UN FALSO


“Che lo sciame sismico dell’Aquila avesse scaricato energia ai fini della mitigazione di una scossa e’ un falso. Difficilmente un sismologo poteva ritenere opportuna questa dichiarazione che invece ho visto rilasciare in televisione. Questa dichiarazione ha aumentato la vulnerabilita’ del sistema e aumentato il rischio”.

E’ quanto ha dichiarato oggi nell’ambito del processo contro i sette membri della Commissione grandi rischi, il vulcanologo Francesco Stoppa, gia’ componente della commissione Grandi rischi negli anni 2000-2003, professore ordinario di Geochimica e vulcanologia all’Universita’ D’Annunzio di Chieti, chiamato oggi come teste.

“Per scaricare una scossa di magnitudo 6 ce ne vogliono 30 di magnitudo 5 – ha aggiunto Stoppa – immaginate quante ce ne vogliono di grado 4, forse migliaia. Siccome non c’erano state, la faglia non aveva scaricato un bel niente”.

Parlando dei giorni antecedenti il 6 aprile del 2009, l’esperto vulcanologo ha sottolineato che “erano state prese misure, per esempio la rete gps era stata incrementata, segno concreto del fatto che scienziati e tecnici si aspettavano un’evoluzione concreta del fenomeno. C’erano parametri geofisici che facevano pensare che lo sciame stesse evolvendo”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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