L’AQUILA – E’ cominciata con una proiezione, quella di un piccolo spezzone del film Draquila, la terza udienza all’Aquila del processo alla commissione Grandi rischi, l’organo consultivo della presidenza del Consiglio accusato di aver compiuto analisi superficiali e aver dato false rassicurazioni agli aquilani prima del 6 aprile 2009, causando la morte di 309 persone.

La decisione e’ stata presa dal giudice Marco Billi dopo l’ennesima rimostranza dell’avvocatura di Stato, responsabile civile. In assenza dell’avvocato Carlo Sica, il sostituto, Massimo Giannuzzi, ha chiesto di vedere il film in aula. “Questo documento – ha detto – allo stato non e’ accessibile a chiunque abbia interesse ne’ e’ possibile farne copia o visionario presso la cancelleria. Rimane il problema di una sostanziale lesione del diritto di difesa.

Quantomeno chiedo di visionare in aula la parte che e’ stata ammessa, altrimenti verra’ eccepita fin d’ora la nullita’ di tutti gli atti successivi”. Billi alla fine ha disposto la visione, pur facendo notare che “a me risulta che non ci sia stata richiesta in cancelleria di vedere il film”. Davanti al giudice Marco Billi oggi sfileranno i testimoni dell’accusa, rappresentata dai pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio, magistrati della Procura del capoluogo.

Tra gli imputati presenti oggi Bernardo De Bernardinis, ex numero due del Dipartimento della protezione civile e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio sismico di Protezione civile.

Gli altri imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e. e Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova. I capi di imputazione per tutti sono di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo.

“La Commissione Grandi Rischi ha fatto il proprio lavoro mandandoci su una strada mortale. La commissione Grandi Rischi ha fatto una previsione su quanto avvenuto, ‘piu’ ne fa e meglio e’, ed ha nascosto dati e studi sul territorio aquilano che ci avrebbero salvato. Se li avessimo conosciuti, in molti, con casa sulla costa, in quei giorni avrebbero preso la fuga. Le istituzioni avevano anestetizzato la citta’”.

E’ uno dei passaggi salienti della testimonianza di Pier Paolo Visione, parente di tre vittime (la sorella Daniela e i due piccoli nipoti) del terremoto del 6 aprile 2009, nel corso della quarta udienza del processo alla Commissione Grandi Rischi che si sta svolgendo al tribunale dell’Aquila.

L’udienza e’ incentrata sulle testimonianze dei testi dell’accusa, degli ultimi istanti di vita di parenti ed amici prima della devastante scossa delle 3.32 di magnitudo 6.3. Secondo la Procura i sette componenti della commissione, tra i quali sismologi ed ex vertici della Protezione civile che hanno preso parte all’Aquila alla riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo del 2009 avrebbero fatto analisi superficiali e dato false rassicurazioni agli aquilani, che quindi non avrebbero preso le tradizionali precauzioni che avrebbero potuto salvare molte delle 309 vittime del sisma.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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