L’AQUILA – Sulla ricostruzione pesante continua la polemica al calor bianco fra gli ordini professionali di ingegneri e architetti e la Stm. Intervistati ieri da Aquila Tv a margine del corteo della Bolla, sia Gianlorenzo Conti che Paolo De Santis non hanno lesinato critiche puntute alla filiera FintecnaCineasReluis e soprattutto alla Struttura tecnica di missione, definita da entrambi “arrogante” e “inadeguata”.

L’oggetto del contendere è sempre lo stesso: i tempi troppo lenti per l’approvazione e il rilascio dei contributi per le case E situate al di fuori del centro storico. Fra due giorni scadrà la proroga concessa nel giugno scorso dal Commissario ma, a sentire i tecnici, le vere criticità sono altre. “Non abbiamo chiesto una nuova proroga perché pensiamo che non sia questo il vero problema” ha detto Gianlorenzo Conti, presidente dell’ordine degli architetti. “Tutti i cittadini hanno diritto all’indennizzo, per cui non può esserci una scadenza per la presentazione delle pratiche. A preoccuparci davvero sono i tempi di approvazione dei progetti. Ad oggi ne sono stati presentati, per le case E, circa 6 mila, ma la media di rilascio dei contributi è di 30 a settimana. Questo vuol dire che se entrassero effettivamente i 14 mila progetti attesi, ci vorrebbero 9 anni per avere tutti i contributi. Le criticità” ha proseguito Conti “non sono da attribuire ai tecnici ma al “mostro” della filiera Fintecna – Cineas – Reluis”. Sullo strappo consumatosi fra ordini professionali e Stm, invece, Conti ha detto: “La Stm pecca di arroganza. Ci dispiace perché Fontana è un professionista valido ma dovrebbe avere un minimo di umiltà e maggiori rapporti con la città. Le proposte e i contributi da noi presentati nelle riunioni svoltesi in tutti questi mesi sono state costantemente ignorate dalla Stm. A queste riunioni, peraltro, Fontana si è fatto vedere poco, mandando al suo posto un certo ingegner Mannella, sconosciuto e inesperto. Da parte nostra” ha concluso Conti “c’è tutta la volontà di ricucire i rapporti. A patto, però, che ci sia uno spirito di serenità e umiltà da parte di tutti”

Anche Paolo De Santis, presidente dell’ordine degli ingegneri, ha indirizzato le sue critiche verso la struttura commissariale e i tempi biblici della filiera. “L’ultimo decreto normativo sulla ricostruzione delle E c’è stato ad aprile 2011. A mio parere non succederà nulla se passeranno altri 4 o 8 mesi per la scadenza della presentazione dei progetti. Invece mi preoccuperei molto di più delle 5 mila pratiche ferme fra il Comune e la Filiera. Inoltre, la maggior parte dei contributi concessi non è relativa alle parti comuni, condominiali, ma solo alle parti private. Insoma, è tutto fermo. I cantieri attivi all’Aquila in questo momento sono una cinquantina. Forse la struttura commissariale dovrebbe porsi delle domande perché è vero che possono esserci dei ritardi imputabili ai professionisti, ma a dover essere sveltita è soprattutto la filiera”.
De Santis, comunque, ne ha anche per i cittadini: “Molte persone si lamentano a spoposito. Forse sono state illuse da chi governa la ricostruzione, ma anche dalle imprese alle quali hanno affidato i lavori. Per la ricostruzione pesante il processo è lungo ma i cittadini sembrano non capirlo”.

A tal proposito, De Santis è tornato sulla polemica sull’elevato numero di progetti finiti sulle scrivanie di un esiguo gruppo di professionisti che si starebbero dunque spartendo la torta della ricostruzione: “Questo è un problema su cui l’ordine non ha alcuna responsabilità. I cittadini hanno scelto di affidare i progetti sempre e solo ai “soliti noti”? Sono problemi loro. E se ora stanno pagando le conseguenze di decisioni avventate, credo sia anche giusto”. De Santis ha rivolto le ultime stilettate al commissario e alla Struttura tecnica di missione: “Con il commissario ci siamo incontrati una sola volta, a Dicembre 2010. Ad essere mancata in questi mesi è soprattutto una parte tecnica seria in grado discutere sui problemi del terremoto. Quando c’era la Protezione civile non mancavano scontri anche duri sui contenuti, ma alla fine le ordinanze andavano sempre nella direzione che noi avevamo indicato. Le nostre idee, le nostre proposte erano prese in considerazione. Ora, invece, è tutto diverso: la Stm ci impone le sue decisioni e noi dobbiamo limitarci ad obbedire”

(R. C.)

 

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