L’AQUILA – Lo sapete a chi mi fa pensare l’ingegner Paolo De Santis, presidente dell’Ordine degli Ingegneri? Ai vecchi presidenti dell’Aquila Calcio, che quando la società veniva a trovarsi in cattive acque per mancanza di fondi e i soci scappavano via perché non erano disposti a sobbarcarsi l’ennesimo finanziamento, minacciavano di “portare la squadra al sindaco” (per la verità una minaccia del genere l’ha fatta anche l’Aquila Rugby e per le medesime ragioni, l’anno scorso mi sembra).

De Santis, che è da stimare per la pazienza che sta avendo in questa fase della ricostruzione, fa lo stesso quando afferma che in mancanza della solita proroga come la vogliono loro, i progettisti delle case “E” consegneranno i progetti in bianco. Insomma, o Gianni Chiodi si decide a dare altri cinque, sei, sette mesi di tempo, oppure scoppia il finimondo.

Il Commissario alla ricostruzione non può neanche permettersi di pensare a scelte che non tengano soltanto conto di questioni di spazio e di tempo, perché gli ingegneri scendono sul piede di guerra. Insomma i progettisti vogliono la classica proroga e basta, cioè più tempo, più mesi. Perché? Perché, dicono, i ritardi attuali “dipendono esclusivamente da una normativa confusa e contraddittoria “.

E’ ancora la solita solfa degli ingegneri: se non riusciamo a completare i progetti- dicono- la colpa non è nostra. Non spiegano tuttavia come mai siano stati presentati finora oltre seimila progetti di case “E”, di cui 1.100 hanno già ottenuto il contributo. Il che significa che ci sono ingegneri che hanno rispettato i tempi (si fa per dire) malgrado la “normativa confusa”, e altri che i tempi non li hanno rispettati affatto per il semplice motivo che di progetti ne hanno troppi. E allora? Chiodi deve trovare il modo di aggirare il “ricatto” di quei professionisti che fanno balenare la possibilità che, se il progetto dovesse bloccarsi, a rimetterci sarebbe il committente, cioè il comune cittadino che aspetta di rientrare nella propria abitazione.

Ma c’è anche un altro problema. Non è infrequente che si crei un’intesa tra il proprietario dello stabile che deve essere restaurato e lo stesso progettista. Il proprietario sta bene come sta: in albergo, un una casa dei villaggi, in autonoma sistemazione, e dunque non ha interesse a fare pressione sul progettista. Ebbene, Chiodi è anche questa intesa che deve trovare il modo di spezzare, altrimenti la ricostruzione pesante non decollerà e lo Stato continuerà a pagare ancora per chissà quanto tempo l’emergenza di migliaia di cittadini (G.D.R.).

 

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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