L’AQUILA – Il Codacons ha inviato oggi un esposto alle Procure della Repubblica competenti per l’ Abruzzo e alla procura regionale della Corte dei Conti, in merito all’evasione del canone Rai da parte delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi della regione.

Da una parte una miriade di lettere ai privati cittadini con cui l’Agenzia delle Entrate richiede periodicamente il pagamento del canone Rai. Dall’altra una miriade altrettanto estesa di esercizi commerciali, strutture ricettive, circoli, associazioni private e persino istituti religiosi, che nel 96% dei casi – dice il Codacons – non paga il canone cosiddetto “speciale”, determinando un mancato introito per le casse della tv di Stato pari a 230 milioni di euro all’anno a livello nazionale.

L’associazione ha avviato una inchiesta verificando l’esistenza di un universo di evasori nel settore delle strutture pubbliche. Il 96% di alberghi, residence, campeggi e strutture turistiche e ricettive in generale, non paga il “canone speciale”, che a seconda delle categorie varia da 6.603,22 euro a 198,11 euro.

Tra chi non versa la tassa rientrano pero’ anche bar, ristoranti, negozi, ospedali, case di cura, uffici, navi di lusso, circoli, associazioni, sedi di partiti politici, studi professionali, mense aziendali, scuole e persino istituti religiosi.

“Trattandosi di strutture pubbliche, l’accertamento ad opera dell’Agenzia delle Entrate potrebbe essere eseguito con facilita’ recandosi direttamente in loco – spiega il presidente Carlo Rienzi – Si preferisce invece assillare i singoli cittadini che magari la tv non la vedono, lasciando impunite tutte le altre categorie pur soggette al pagamento del canone.

Per tale motivo abbiamo presentato un esposto alle Procure della regione e alla Corte dei Conti per accertare se nell’omissione di percezione dei canoni speciali sia ravvisabile il reato di omissione e abuso di atti di ufficio e per verificare le responsabilita’ per danno all’Erario dei 230 milioni di euro annui di mancato incasso per la Rai”

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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