L’AQUILA – Ci sono altri due provvedimenti che meritano una valutazione a parte nella “saga” dei dirigenti comunali promossi senza concorso. Riguardano Giovanni Di Pangrazio, in servizio presso la Provincia dell’Aquila e poi prestato a “scavalco” al Comune , e Mario Di Gregorio, rimosso dall’incarico che gli era stato dato per una storia di una casa terremotata di proprietà di sua madre. Quella casa passò inspiegabilmente da un grado di inagibilità a un altro per poi essere abbattuta.

Per la verità Di Pangrazio, all’epoca dei fatti contestati dal ministero dell’Economia, dirigente già lo era in servizio alla Provincia. I problemi nacquero quando dalla Provincia passò a “scavalco” al Comune dell’Aquila. Tre giorni la settimana per un periodo di sei mesi. Per questo suo impegno il Comune gli riconobbe un compenso annuo lordo di 44.491,87 euro “pari alla retribuzione più alta- dice il rapporto del Ministero- prevista per la dirigenza degli enti locali”.

Ma Di Pangrazio non poteva essere nominato perché lo “scavalco” non era previsto per una figura dirigenziale. Inoltre, la legge vieta il cumulo di impieghi pubblici, nel nostro caso alla Provincia e al Comune. Né per Di Pangrazio poteva valere la norma che il suo impiego al Comune era a tempo parziale “perché il part-time non è applicabile alle figure dirigenziali”.

Risultato, il riconoscimento di compensi arretrati a Di Pangrazio da parte del Comune dell’Aquila “ha determinato secondo il Ministero- un maggiore e indebito esborso di 90.183,39 euro” che l’amministrazione Cialente è ora obbligata a recuperare.

E’ un po’ la stessa cosa avvenuta con l’ingegner Mario Di Gregorio, ma qui il caso è eclatante. Vediamo. Di Gregorio era funzionario di “categoria 3D” quando fu nominato dirigente. Un salto di qualifica che non poteva avvenire per nomina. Ma- dice sempre l’ispettore ministeriale- nel caso di Di Gregorio si evidenzia “un ulteriore profilo di illegittimità”. Il 31 gennaio 2011 all’ingegnere venne revocato l’incarico di dirigente a capo del Servizio Sisma e Ricostruzione.

Fu infatti destinato alla realizzazione del “progetto di recupero delle struttura sportive comunali”, ma gli venne mantenuta la qualifica dirigenziale e il trattamento economico conseguente. Trattamento che, per il Ministero, contrasta con le disposizioni di legge perché il mantenimento della qualifica dirigenziale, era avvenuto “in assenza della responsabilità di un settore”.

Rilievi pesanti. Cialente parla di “colpo basso da parte del governo” e adombra l’ipotesi del complotto ai suoi danni. Una difesa debole, mentre il Ministero lo invita a riorganizzare il personale e a contenere “la dinamica retributiva”, obiettivi, conclude, che il Comune dell’Aquila deve “indifferibilmente raggiungere”.


di GIANCARLO DE RISIO

 

 

 

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