L’AQUILA – L’Abruzzo, affetto da fragilita’ strutturali aggravate dalle profonde modificazioni indotte dal sisma del 2009, stenta ad agganciare la ripresa economica. E’ il quadro che emerge nella pubblicazione ”Economia e societa’ in Abruzzo. Anno 2010”, frutto dell’analisi approfondita del Cresa, il Centro regionale studi e ricerche economico-sociali istituito dalle Camere di comercio abruzzesi. Il volume e’ stato illustrato stamane dai vertici del Cresa che hanno evidenziato come il pil, dopo l’importante flessione del 2009, torna a crescere a velocita’ ridotta (+0,7%). Nonostante la contrazione dei consumi pubblici, la domanda interna fa registrare un lieve incremento, grazie ad un aumento degli investimenti fissi lordi e, anche se in misura modesta, dei consumi privati.

Crescono le esportazioni (+20%), i cui effetti sulla crescita del pil sono tuttavia fortemente mitigati da un consistente incremento delle importazioni. Sempre lo studio Cresa rileva che l’intero sistema imprenditoriale regionale mostra segni incerti di ripresa.

Considerando il contributo dei vari settori sul valore aggiunto regionale, se si esclude il buon andamento dell’agricoltura, modeste sono le performance dell’industria e dei servizi e negative quelle delle costruzioni. L’Abruzzo risente fortemente della presenza di un tessuto imprenditoriale frammentato e parcellizzato che si dimostra spesso inadeguato a raccogliere le sfide che il mercato globale lancia.

Nonostante cio’, il sistema delle imprese e’ vitale e flessibile; cresce in termini di numerosita’ di aziende e rafforza progressivamente la sua struttura, come dimostra l’incremento delle societa’ di capitale. Aumenta, in particolare, il numero delle imprese nei settori direttamente o indirettamente collegati con le attivita’ di costruzione e ricostruzione. Permane fortemente critico l’andamento del mercato del lavoro: si contrae ulteriormente il numero di occupati, diminuisce l’occupazione a tempo pieno e a tempo indeterminato, aumenta quella a tempo parziale e derivante da contratti flessibili, aumenta il tasso di disoccupazione (8,8%). Particolarmente difficili sono l’accesso e la permanenza nel mondo del lavoro dei giovani, soprattutto delle giovani donne.

Le incertezze e debolezze del sistema economico, sempre secondo i riscontri Cresa, trovano riscontro anche in una scarsa vitalita’ demografica: il tasso di crescita naturale mostra negli ultimi anni un andamento negativo, sensibilmente peggiore di quello nazionale, e anche il tasso migratorio totale, pur restando positivo, a partire dal 2009 ha assunto valori inferiori alla media italiana. La popolazione tende ad invecchiare velocemente e pare mantenere un certo equilibrio tra le varie fasce di eta’, soprattutto grazie all’ingresso di nuovi residenti dall’estero; apporto che, pero’, negli ultimi due anni e’ inferiore al dato nazionale.

ECONOMIA: LANDINI, UNIONI COMUNI EFFICIENZA E TUTELA IDENTITA’

La pubblicazione del Cresa, presentata oggi, contiene un contributo di Piergiorgio Landini, membro del Comitato scientifico, sulla regionalizzazione amministrativa e sulle variazioni distributive della popolazione in Abruzzo negli ultimi 150 anni.

Il lavoro evidenzia come in regione si sia passati da una situazione di sostanziale equilibrio nella distribuzione della popolazione ad una forte concentrazione urbana, soprattutto nella zona litoranea, senza che tale fenomeno sia stato accompagnato da un incisivo adeguamento dell’organizzazione amministrativa.

Landini ritiene ”inevitabile” un ridisegno della struttura amministrativa del territorio e suggerisce il ricorso alla figura dell’unione di comuni, ”uno strumento capace di garantire maggiore efficienza ed efficacia all’azione pubblica e al tempo stesso salvaguardare l’identita’ culturale dei singoli comuni, anche di quelli piu’ piccoli”.

”Tali enti territoriali di secondo grado, infatti – sottolinea – presentano importanti vantaggi competitivi in un’ottica di marketing d’area”. In Abruzzo, allo stato attuale, esistono solo 5 Unioni fra comuni (Vibrata, Frentania, Marrucina, Sinello, Marsica est) ed e’ in itinere la creazione di quella dell’area Pescara-Chieti, la cui posizione e dimensione riporta piuttosto alla problematica della citta’ metropolitana.

L’economista ribadisce la necessita’, in ambedue i casi, ”di un salto di qualita’ della governance territoriale capace di mettere a sistema il policentrismo dell’armatura insediativa regionale per riposizionare la regione sotto i profili economico e funzionale al centro del complesso medio-adriatico”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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