L’AQUILA- Col riordino del sistema sanitario regionale e i tagli degli enti strumentali, compreso il divieto a ex consiglieri di cumulare vitalizio e indennità di carica approvato ieri dal consiglio regionale, l’Abruzzo si avvia a diventare una regione virtuosa.

Da regione “canaglia” come ai tempi dei bilanci gonfiati dalle politiche clientelari, a regione “virtuosa” come le regioni che i bilanci li tengono in ordine, il passo è lungo. Dalle giunte che spendevano e spandevano (tanto ci pensava lo Stato a ripianare il debito ) molta acqua è passata sotto i ponti.

Se per la sanità la Regione non avesse stretto la cinghia, avrebbe rischiato il “default”, come si dice adesso con un termine che significa semplicemente fallimento, e il suo debito fuori controllo avremmo finito per pagarlo noi abruzzesi, come in parte già facciamo con le due aliquote che gravano sull’imposta sul reddito.

Lo avremmo pagato noi e le aziende, già al collasso dopo il disastro del terremoto. Sulla sanità la Regione ha imposto un deciso cambiamento di rotta. Cominciò la giunta Del Turco e l’allora assessore al Bilancio Giovanni D’Amico, a varare misure severe per il rientro del debito sanitario, un rientro lacrime e sangue che causò contrasti e polemiche.

D’Amico ebbe il coraggio di tenere la barra dritta lasciando a Chiodi un’eredità che l’attuale presidente ha saputo gestire con identica determinazione e rigore. Oggi il bilancio della sanità abruzzese è in pareggio o quasi. Un segnale importante perché la sanità regionale potrà essere finalmente sbloccata verso iniziative di modernizzazione e di più puntuale assistenza ai cittadini.

Anche l’abolizione di enti come Aptr, Arssa, Agenzia regionale sanitaria e Arit sono un segnale importante. Alcuni, come l’Arssa, l’Agenzia di sviluppo agricolo, oltre a costituire un sistema di potere dei partiti, sono degli autentici carrozzoni che pompano centinaia di migliaia di euro dalle tasche dei cittadini (il solo presidente di un consiglio d’amministrazione percepisce un’ indennità di circa centomila euro l’anno).

La loro cancellazione significa che l’attuale giunta regionale vuole mantenere la parola tagliando i costi della politica e facendo risparmiare agli abruzzesi alcuni milioni di euro. Non è poco. Chi si oppone ai tagli o non ha capito che cosa in effetti significano, o vuole mantenere l’attuale sistema che mette la politica, e non i cittadini, al centro della vita regionale e delle istituzioni.

 

 

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