L’AQUILA –  “La Finmek Solution dell’Aquila e la Finmek di Sulmona saranno poste in liquidazione. Lo ha comunicato ieri il ministero dello Sviluppo economico ai segretari nazionale di Fim-Fiom-Uilm in un incontro alla presenza dell’azienda”.

Ad annunciarlo e’ la Fim-Cisl dell’Aquila, che lancia l’allarme sulla chiusura definitiva dei due stabilimenti abruzzesi. “Il tribunale di Padova”, spiega Gino Mattuccilli, della Fim, “avra’ tre mesi di tempo, a partire dall’1 luglio, per trasformare l’attuale Commissariamento del gruppo Finmek, sulla base della legge Marzano, in commissariamento per liquidazione. Da settembre prossimo i due stabilimenti dell’Aquila e di Sulmona saranno posti in liquidazione e i circa 300 lavoratori totali finiranno in cassa integrazione per un anno, per cessazione di attivita‘.

Una situazione gravissima”, prosegue Mattuccilli, “il Governo ha disatteso tutti gli impegni assunti, negli anni precedenti, per la salvaguardia degli stabilimenti Finmek del centro-sud e per il mantenimento dei posti di lavoro. Si aggiunge un altro dramma al desolante quadro occupazionale aquilano, con le istituzioni locali che stanno a guardare, senza proporre soluzioni reali o far pesare il loro ruolo sul tavolo di contrattazione nazionale”


L’ITALIA DEI VALORI: “E’IL FALLIMENTO DELLA POLITICA INDUSTRIALE”


“Il Ministero dello sviluppo economico ha notificato ai sindacati che si chiude amaramente la telenovela della Finmek, con la messa in liquidazione dell’azienda e con la messa in cassa integrazione di 300 operai”. Lo dice Lelio De Santis segretario dell’Aquila dell’Idv.

“La crisi del comparto industriale nella Provincia dell’Aquila” – spiega – “viene da lontano e sta dentro la crisi piu’ generale della Regione, che da anni con Governi di sinistra e di destra annaspa alla ricerca di un modello di sviluppo alternativo e duraturo. Con questa decisione, bisogna prendere atto del fallimento della politica industriale nazionale e locale, che ha privilegiato o ha subito la presenza di aziende che hanno utilizzato i finanziamenti pubblici, i siti industriali e la forza lavoro locale, lasciando sempre la testa pensante e la cabina di regia altrove”.

“Ha fallito, allo stesso modo – rileva De Santis – la classe politica locale, fatta da Parlamentari, Sindaci, Consiglieri Regionali- complice anche la timidezza del Sindacato- che nel corso degli anni ha illuso i lavoratori e la citta’ sull’arrivo di possibili imprese interessate a subentrare per garantire produzione e livelli occupazionali. A L’Aquila, come a Sulmona, la classe politica locale non ha avuto la forza ed il coraggio di opporsi alla tattica del rinvio e delle menzogna, messa in atto dall’ Azienda e dal Governo, ma non ha avuto, soprattutto, la lungimiranza di capire che la crisi del settore industriale sarebbe cresciuta anche a causa del piu’ complesso processo di globalizzazione”.

“Una classe politica responsabile e lungimirante – prosegue il segretario Idv – avrebbe potuto e dovuto pensare per tempo ad un nuovo modello di sviluppo, capace di mettere al centro le potenzialita’ del territorio e basato sulla valorizzazione dello risorse locali, a cominciare da quelle ambientali e culturali. Ora, nessuno puo’ pensare che la fine dell’industria in provincia dell’Aquila, ed il conseguente impoverimento dell’intero territorio, si sia verificato per caso o che non ci siano responsabilita’. In tanti – conclude De Santis – farebbero bene a fare autocritica per rispetto degli operai e dei cittadini”

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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