L’AQUILA – A quattro giorni dall’esito referendario il governo boccia la legge sull’Ato Unico. “Una legge che andrebbe rafforzata sulla parte riguardante l’autonomia dei sindaci in merito alle decisioni da prendere a seconda dei territori”, affermano Giovanni D’Amico vicepresidene del Consiglio regionale e il consigliere Claudio Ruffini.

“Si e’ approvata a marzo scorso la normativa che prevedeva l’istituzione di un Ato unico e che vedeva componenti del consiglio i quattro presidenti di Provincia e un’assemblea dei sindaci. La nostra posizione – dicono D’Amico e Rufini – era ed e’ chiara: ai sindaci vanno piu’ poteri perche’ i primi interlocutori e amministratori di un bene del cittadino come quello dell’acqua. Il Governo deve ritirare l’impugnativa anche a tutela del recente esito referendario in materia. Ribadiamo l’importanza della decisione dell’elettore, scaturita appunto dal referendum del 12 e 13 giungo scorso, che la gestione dell’acqua deve essere pubblica”

Il PD: “Il Governo revochi impugnativa”

Il Governo ha impugnato l’ennesima legge della Regione Abruzzo, parliamo del servizio idrico integrato, ma stavolta le motivazioni del Consiglio dei Ministri non convincono il Pd che anzi chiede la revoca in autotutela dell’impugnativa. Secondo i consiglieri regionali Ruffini,D’Amico e Giuseppe Di Pangrazio infatti “la bocciatura della legge da parte del Governo e’ da considerarsi superata dall’esito referendario che ha stabilito un principio chiarissimo: l’acqua e’ un bene pubblico ed i soggetti deputati a gestirla sono i Comuni e quindi i sindaci”.

A parere del Governo invece due sono i profili di illegittimita’ costituzionale: quelle che riguardano l’istituzione delle assemblea dei sindaci chiamate ASSI che hanno le competenze nelle materie di organizzazione del Servizio, di adozione del Piano d’Ambito provinciale, di scelta della forma di gestione, di determinazione e modulazione delle tariffe all’utenza, di affidamento della gestione.

Inoltre, il comma 11, primo periodo, che dispone che l’ASSI, esprime in via ordinaria pareri obbligatori e vincolanti all’ERSI. L’ERSI coordina ed unifica a livello regionale le deliberazioni delle ASSI al fine di mantenere l’uniformita’ di azione sull’intero territorio regionale. Motivazioni quelle governative che secondo D’Amico,Ruffini e Giuseppe Di Pangrazio sono oggi in contrasto con il risultato referendario ed il deciso voto dei cittadini che hanno indicato chiaramente da chi vogliono far gestire l’acqua come bene pubblico. “L’assemblea dei sindaci” spiegano i consiglieri del Pd “ha tutta la legittimita’ e la titolarita’ per esprimere un parere sui Piani d’Ambito in quanto la gestione pubblica ha come capisaldi proprio la partecipazione ed il coinvolgimento degli Enti locali e dei sindaci.”

Altro discorso e’ l’organizzazione per Ato provinciali dell’Ersi, un esempio tipico dell’organizzazione del servizio idrico nella Regione Lombardia, dove pero’ tale legge regionale non e’ stata impugnata dal Governo. “In Abruzzo la legge di riforma e’ stata concepita meglio che in altre regioni in quanto l’ERSI e’ l’organismo che riesce a fare sintesi della volonta’ dei singoli comuni e quindi degli enti locali” dice Giuseppe Di Pangrazio.

L’impugnativa ha quindi ingiustamente proiettato delle illegittimita’ nella legge della nostra regione che oggi non hanno piu’ motivo di esistere. “Anzi” concludono i rappresentanti del Pd” la legge di riforma dovra’ tornare in Consiglio regionale per assegnare maggiore forza e titolarita’ ai sindaci, non al contrario prevedendo ulteriori limiti di partecipazione di questi soggetti ai processi decisionali. La regione deve opporre ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale, in quanto siamo convinti che la nostra legge ha tutti i requisiti di legittimita’ e quindi crediamo che la Corte ci dara’ regione”

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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