L’AQUILA – Esistono macerie prodotte dai terremoti e dalle altre catastrofi naturali che sono estremamente difficili da rimuovere, anche a distanza di anni. Sono quelle che le scosse di particolare intensità lasciano nella memoria dei più piccoli e dei più indifesi che ne portano i segni dentro di sé, identificate col nome di Sindrome Postraumatica da Stress.

Dopo un lavoro durato due anni, tra raccolta di dati, screening e approfondimenti clinici anche mediante visite specialistiche neuropsichiatriche a cui sono stati sottoposti i bambini e i ragazzi abruzzesi che hanno vissuto l’esperienza del sisma del 6 aprile 2009 che ha colpito L’Aquila, la prima ricerca sul campo mai realizzata al mondo dà evidenza scientifica di quali cicatrici portino dentro di sé i piccoli esposti a catastrofi naturali.

Ancora oggi un bambino aquilano su 6 rivive lo stesso attimo drammatico, prova paura intensa, senso di impotenza e orrore. Sintomi, appunto, che vanno sotto il nome della Sindrome Postraumatica da Stress.

L’indagine promossa dall’Ordine dei Ministri degli Infermi Camilliani con il coordinamento scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il sostegno della Caritas Italiana e la collaborazione dei pediatri abruzzesi che hanno aderito volontariamente alla ricerca, ha coinvolto circa 1.800 bambini (sia aquilani che provenienti dal resto della regione): 550 di età compresa tra i 3 e i 5 anni e oltre 1.200 i tra i 6 e i 14 anni.

Gli ultimi risultati dello studio sono stati presentati nella due giorni di convegno dal titolo “Bambini e catastrofi naturali: quale salute mentale?” che ha riunito a Roma e a L’Aquila esperti di calibro internazionale provenienti da tutto il mondo per portare le proprie esperienze e per discutere le possibilità di applicazione del modello scientifico di analisi e di intervento realizzato in Italia in altre aree del mondo colpite da terremoti, come ad esempio Haiti e il Giappone o il Sud della Spagna.

Nel dettaglio, nell’ambito del lavoro col coordinamento scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, per i bambini a rischio individuati nella prima fase dello studio è stato previsto un approfondimento diagnostico dal quale è emerso che ben il 38% presenta disturbi psicopatologici che vanno dall’ansia ai disturbi del comportamento e dell’affettività (ovvero tutta la serie di problemi legati all’attività emotiva: fragilità d’umore, ipervigilanza, esagerate o alterate risposte al contesto ambientale) e alle manifestazioni tipiche della Sindrome Postraumatica da Stress.

Nella fascia d’età 6-14 anni di grande rilevanza la risposta al trauma a seconda della maggiore o minore prossimità del bambino all’epicentro del sisma: più della metà dei bambini e dei ragazzi de L’Aquila (54%) sottoposti a visita specialistica presenta un problema di natura psicopatologica rispetto al 36% dei coetanei del resto d’Abruzzo. Nel cuore del sisma farla da padrone è l’ansia (81%) seguita dalla Sindrome Postraumatica da Stress (15,4% contro lo 0,4% riscontrato nel resto del territorio abruzzese).

Per quanto riguarda la fascia 3 -5 anni non sono stati rilevati problemi neuropsichiatrici gravi (in questo caso il dato relativo alla Sindrome Postraumatica da Stress è pari al 2,5%) se non episodi di ansia. Lo studio rivela quindi che più il bambino è piccolo e lontano dall’epicentro del sisma, minori sono gli esiti del trauma: in questo caso concorrono più fattori ambientali di “protezione” come la famiglia e l’età, intesa come livello di sviluppo e maturazione del sistema nervoso.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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