L’AQUILA – Lungo via XX Settembre, nella zona compresa fra l’ex sede ANAS ora inagibile e via Fonte Preturo, c’è una delle cosiddette “aree brevi a fattibilità immediata” individuate dal Comune l’anno scorso. E’, più precisamente, la zona denominata “Belvedere/Banca d’Italia”.

La aree brevi, lo ricordiamo, sono aree per le quali il Comune ha stabilito un iter accelerato per l’avvio dei lavori e ha raccolto proposte di intervento da parte dei proprietari e dei soggetti interessati.

A distanza di un anno dalla definizione della perimetrazione e dall’emanazione degli avvisi pubblici abbiamo scoperto però che le cose non stanno procedendo tanto rapidamente come qualcuno aveva sperato, vuoi per ritardi ascrivibili direttamente o indirettamente al Comune vuoi per problemi e screzi che stanno insorgendo fra i proprietari.

Il caso della zona Banca d’Italia/Belvedere potrebbe essere considerato emblematico.

Per questa zona è stato presentato un cosiddetto “progetto unitario”, l’unico del genere proposto finora al Comune. Un progetto unitario è una proposta di intervento più ampia, finalizzata non solo alla ricostruzione del patrimonio immobiliare ma anche a una riqualificazione di tipo urbanistico ed edilizio.

Il progetto Banca d’Italia/Belvedere, nella fattispecie, interesserebbe complessivamente 5 palazzi: 3 condomini privati, 1 edificio ATER e la vecchia sede dell’ANAS. Questi edifici, tutti gravemente danneggiati dal terremoto, dovrebbero essere demoliti e poi ricostruiti in un complesso immobiliare unitario e organico, di dimensioni maggiori rispetto a quelle attuali e comprendente anche parcheggi interrati, negozi, centri direzionali, servizi sociali e persino strutture ricettive (al posto della vecchia sede ANAS dovrebbe sorgere una nuova palazzina di 8 piani – progettata e costruita sempre dall’ANAS – nella quale dovrebbero trovare spazio uffici o camere d’albergo. Vien da chiedersi a che titolo l’ANAS, che nel frattempo si è già costruita una nuova sede a via Salaria Antica Est, potrebbe mettersi a fare investimenti immobiliari e a costruire alberghi, ma tant’è).

I metri quadri aggiuntivi verrebbero ricavati da cubature residue non utilizzate e dal decadimento dei vincoli su un’area bianca (non ci sarebbe, pertanto, un consumo supplementare di territorio) mentre nel piano di finanziamento dovrebbero intervenire anche dei privati mediante lo strumento del project financing.

Il progetto, dotato di un alto tasso di innovazione, qualità architettonica e partecipazione, rischia di impantanarsi per la lentezza con cui il Comune sta compiendo le valutazioni che gli competono (manca persino un responsabile del procedimento) e per un doppio ricorso depositato al tribunale dell’Aquila e al Tar da 5 famiglie, tutte residenti in un unico condominio. In totale le famiglie che abitano nei cinque fabbricati sono 74. Di queste, solo 5 si sono opposte al progetto. Le altre 69 si sono espresse invece a favore.

Secondo i ricorrenti, nell’approvazione del nuovo progetto sarebbero state violate alcune competenze condominiali e non sarebbe stato rispettato l’articolo 1120 del codice civile, che vieta tutte le innovazioni che “possono recare pregiudizio al decoro architettonico” degli edifici preesistenti.




Di Roberto Ciuffini

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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