L’AQUILA – Domani, sabato 30 aprile, alle ore 18.00 l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, diretta dal M° Marcello Bufalini si esibirà per l’ultimo concerto della 36a Stagione Concertistica al Ridotto del Teatro Comunale. Solista d’eccezione il pianista Benedetto Lupo. Il programma prevede l’esecuzione della Sinfonia N° 96 conosciuta come il Miracolo di Haydn, considerato come “il padre delle sinfonie”; una doppia esecuzione di Franz Listz di cui ne sarà interprete Benedetto Lupo, come scrive Ratalino (Liszt cerca di equilibrare i ruoli tra solista e orchestra rendendo il pianista a volte dominatore a volte schiavo: “La prima entrata del pianista è fatta non solo di suono ma di gesto: le braccia si alzano in alto e piombano sui tasti […] strappando allo strumento prodigiose masse di suono […]) ed una composizione contemporanea del M° Michele Dall’Ongaro, dedicata al lato oscuro del compositore Haydn (dal titolo Ndyah) per Orchestra da Camera.
L’Orchestra Sinfonica Abruzzese sarà integrata, in occasione di questo concerto, con gli elementi dell’Orchestra Giovanile Abruzzese.

 

 

ORCHESTRA SINFONICA ABRUZZESE
in collaborazione con l’ O.G.A. Orchestra Giovanile Abruzzese

Il programma

F.J.HAYDN Sinfonia n. 96 in re maggiore “Il miracolo”
F. LISTZ Totentanz per pianoforte e orchestra, S 126
M. DALL’ONGARO Ndyah, per orchestra da camera
F. LISTZ Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra, S 124

Direttore MARCELLO BUFALINI
Solista BENEDETTO LUPO

 


Benedetto Lupo, Considerato dalla critica internazionale come uno dei talenti più interessanti e completi della sua generazione, Benedetto Lupo ha debuttato a tredici anni con il Primo Concerto di Beethoven, imponendosi subito in numerosi concorsi internazionali, tra i quali il “Cortot” ed il “Ciudad de Jaén” in Europa ed il “Robert Casadesus”, “Gina Bachauer” e “Van Cliburn” negli Stati Uniti. Nel 1992, quando la sua intensa attività concertistica lo vedeva già impegnato nelle Americhe, in Giappone ed in Europa, ha vinto a Londra il Premio “Terence Judd”.
Ospite delle più prestigiose istituzioni internazionali -Lincoln Center a New York, Salle Pleyel a Parigi, Wigmore Hall a Londra, Philharmonie a Berlino-, Benedetto Lupo ha suonato con orchestre di fama internazionale come la Chicago Symphony, Philadelphia Orchestra, London Philharmonic, Gewandhaus Orchester di Lipsia, Rotterdam Philharmonic, Hallé Orchestra, Deutsches Symphonie-Orchester, Orquesta Nacional de España e, in Italia, per le istituzioni più prestigiose, come il Teatro alla Scala di Milano, il San Carlo di Napoli, la Fenice di Venezia, i Teatri Comunali di Bologna e di Firenze, l’Accademia di S. Cecilia, l’Orchestra Nazionale della RAI e l’Orchestra “Verdi” di Milano, collaborando con direttori e musicisti di fama internazionale. Nella stagione 2011-2012 tornerà a suonare con la Montreal Symphony e debutterà con la Boston Symphony a Tanglewood e con la Los Angeles Philharmonic. Lupo ha inciso per TELDEC, BMG, VAI, NUOVA ERA e, per la ARTS, l’integrale delle composizioni per pianoforte e orchestra di Schumann. Nel 2005 è uscita una sua nuova incisione del Concerto Soirée di Nino Rota per Harmonia Mundi che ha ottenuto ben cinque premi internazionali, tra i quali il “Diapason d’Or”.

Michele DALL’ONGARO (Roma, 1957)
Ndyah per orchestra da camera

“Come è noto Mozart, quando voleva nascondersi in qualche locanda, si firmava Trazom: bellissimo ed esoterico nickname che avrebbe suscitato l’ammirazione di un Salgari o di un Borges, chi lo sa. Da Mozart ci aspettiamo queste cose, certo pigramente indulgenti verso una pubblicistica modaiola e approssimativa, qualche film spericolato, l’aurea trasgressiva e popular che avvolge l’Eterno Fanciullo. Però da Haydn questi giochetti sarebbero inattesi. Pure la sua musica ribolle anche di humor, doppi sensi, ironie, strappi e paradossi. C’è però anche un altro aspetto, totalmente diverso: il nome del Padre della Sinfonia, retrogradandolo, rivela suggestioni più esotiche, qualche divinità remota, un dimenticato mantra sanscrito oppure ricorda il nome di una nuova infernale creatura della cosmogonia lovecraftiana. Insomma: basta poco per rovesciare il senso delle cose. Per questa ragione ho prelevato le prima note dei quattro movimenti della sinfonica n. 96 (Il miracolo), una delle mie preferite, per agglomerarle nei grumosi cluster, da cui tutta la narrazione musicale prende le mosse. Due gli intervalli principali sui cui si basa la partitura: la seconda e la terza, nelle due principali declinazioni maggiore/minore. Intervalli principali che svolgono la funzione di tonica e di dominante, alternanza del maggiore e del minore che svolge una diversa funzione modale. La faccia nascosta dei materiali utilizzati dal Maestro. E questo è il “tema dato” del brano, capovolgere il significato musicale di alcune figure (non necessariamente riconoscibili) per elaborare processi impliciti ma inespressi, seguire altre strade senza sapere dove porteranno. Il risultato è un po’ scuro, una pagina piuttosto plumbea che proprio non sembra lasciare spazio alla luce e al sorriso haydiniano: Il Dott. Haydn sappiamo chi è, Mr. Ndyah dobbiamo ancora conoscerlo…” M. Dall’Ongaro

 

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