L’AQUILA – Luciano Terra, consigliere regionale eletto nelle file dell’ Udc/Udeur poi passato al gruppo misto, ha annunciato la sua adesione a “Rialzati Abruzzo” (attualmente formato da Antonio Prospero e Carlo Masci) – di cui diventerà anche capogruppo – dicendo così addio al Nuovo Polo per l’Abruzzo. Subentrando, inoltre, al dimissionario Mirco Mancini, Terra è entrato a far parte anche del consiglio comunale di Avezzano, nel gruppo di maggioranza “Partecipazione e sviluppo”.

Con la fuoriuscita di Terra, il Nuovo Polo per l’Abruzzo rimane con quattro consiglieri: Daniela Stati e Berardo Rabbuffo di Fli (Futuro e libertà), Antonio Menna dell’ Udc e Gino Milano dell’Api. Martedì prossimo dovrebbe svolgersi una nuova conferenza stampa (dopo quella annullata mercoledì scorso) in cui i quattro consiglieri illustreranno la loro linea politica. Che, comunque, sarà quella di restare all’opposizione: “Un’opposizione netta e decisa” ci ha detto Antonio Menna “ma costruttiva e propositiva, non ostruzionistica”. Proprio la decisione di uscire dalla maggioranza, ribadita da Rabbuffo pochi giorni fa, aveva determinato l’abbandono di Emilio Nasuti, che da Fli è passato al gruppo misto.

Per ora, dunque, il nuovo polo rimane solo una federazione di gruppi, scelta dettata dalla necessità di razionalizzare il lavoro e la partecipazione dei suoi membri nelle varie commissioni. Ma la speranza è quella di raccogliere nuove adesioni (“ci sono almeno tre consiglieri, sia della maggioranza che dell’opposizione” ha affermato Menna “che vorrebbero unirsi a noi, cosa che accadrà probabilmente dopo le amministrative”) e giungere alla costituzione di un gruppo unico, anche se bisognerà prima attendere quello che accadrà a Roma, dove un gruppo parlamentare unico del terzo polo ancora non c’è.

Un ultimo commento Menna lo ha riservato alle dichiarazioni fatte da Gianni Chiodi a proposito del piano di risanamento della sanità: “Credo che l’ottimismo e il trionfalismo manifestati da Chiodi in queste ore siano ingiustificati e comunque esagerati. E’ vero che, da un punto di vista meramente ragionieristico, un risultato l’ha raggiunto ma il prezzo che la nostra regione ha dovuto pagare e pagherà, dal punto di vista socio-assistenziale, per questo piano di riordino è troppo alto. Intere zone già depresse dell’Abruzzo saranno lasciate senza presidi medico ospedalieri o con servizi alla popolazione molto carenti”.

 

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