L’incontro di questa mattina tra sindacati e vertici della Asl 1 nella sede provinciale di via Saragat, durato quattro ore, che avrebbe dovuto chiarire una volta per tutte come superare le criticità che il sistema sanitario provinciale vive da anni, e aggravate dalla grave crisi del sistema organizzativo e dei servizi sanitari causata dall’attacco informatico, ha rimarcato, invece, le opposte posizioni: di tempo perso, inadeguatezza dei vertici, mancate risposte hanno parlato i sindacati; disponibilità al confronto e a risolvere i problemi, salvando i nuclei di cure primarie le promesse della Asl. Una situazione che prelude a un braccio di ferro in mezzo al quale rischiano di finire schiacciati, come sempre, i (e le) pazienti del sistema sanitario provinciale.

L’AQUILA – Quattro ore di colloquio dalle 10 – minuto più, minuto meno – alle 14 dei sindacati in prima linea per la difesa del diritto all’assistenza sanitaria pubblica e i vertici della Asl aquilana che non hanno spostato nemmeno un po’ l’asticella della vertenza e della contrapposizione che va avanti da mesi e che si sta esacerbando nelle ultime settimane. Dal momento, cioè, in cui l’attacco dei pirati informatici ha bloccato l’intero sistema sanitario provinciale che, a distanza di oltre un mese e mezzo, ancora non è tornato alla piena efficienza. Un incontro promesso – e sussurrato allontanandosi dall’auto – dalla viva voce dei dirigenti della Asl 1 Ferdinando Romano e Alfonso Mascitelli giovedì 15 giugno, in ‘fuga’ dal presidio di cittadini, medici, sindacati e organizzazioni varie davanti alla sede provinciale della Asl, in via Saragat. Nelle quattro ore di colloquio di questa mattina per i sindacati non è stato sciolto alcun nodo; per la Asl invece ampia dimostrazione di apertura e volontà di salvare i nuclei di cura primaria, quelle reti di medici aperte tutto il giorno e per tutta la settimana che rischiano – denuncia la federazione dei medici di medicina generale – di finire in un grande buco nero e di scomparire per “inerzia della Asl”. Posizioni ribadite in due distinte comunicazioni, dalle quali si evincono gli opposti pensieri e si deduce che ancora lunga sarà la ‘tenzone’.

Una riunione che non ha fatto altro che certificare “la debolezza e l’inadeguatezza degli attuali vertici della Asl 1”, tuonano in una nota congiunta i sindacati e gli organismi che insieme portano avanti la loro campagna ‘La sanità pubblica si difende‘ (Cgil L’Aquila, Federazione italiana dei medici di medicina generale, Sindacato dei medici italiani, Sindacato nazionale autonomo medici italiani, 180 Amici L’Aquila,  Unasam, Cittadinanzattiva L’Aquila, Tribunale per  i diritti del  malato Abruzzo, Anpi, Arci, Auser, Udu, associazione ‘Donatella Tellini-centro antiviolenza e biblioteca delle donne’, associazione ‘Donne Terremutate’,  comitato promotore ‘Salviamo i  nuclei di cure primarie’). “Nessuna risposta sui temi posti – tuonano i sindacati nel comunicato stampa -. Incredibili  rimandi di responsabilità alla politica regionale, che peraltro tale assetto ha dato alla Asl1. In un drammatico gioco delle parti loro sono i buoni, i volenterosi, i coerenti e gli altri, cioè i loro mentori i cattivi. Nessuna assunzione di responsabilità. Vi è sempre un impedimento, le problematiche rimangono prive di soluzioni. Sui nuclei di cure primarie – insistono i sindacati – siamo alla farsa. Sono intenzionati a procedere alle sostituzioni dei medici usciti per pensionamento ma incredibilmente non conoscono le capienze del loro bilancio e dei vari fondi che lo compongono. Altrimenti certamente procederebbero”. E rincarano anche sulle case di comunità: “Confermano determinazioni incomprensibili, dettate da convenienze economiche e non dai bisogni delle cittadine e dei cittadini. Pertanto le stesse sia all’Aquila che a Sulmona sorgeranno all’interno dei nosocomi cittadini, ben distanti da quel concetto di medicina territoriale di prossimità tanto reclamata ed anelata durante la dura fase pandemica. Allo stesso tempo si prospettano mirabolanti projet-financing tesi a realizzare parcheggi certo utili, ma che non risolvono i problemi dell’assistenza sanitaria delle nostre comunità. Fastidio e mancate risposte la cifra della riunione. Fastidio nel produrre e consegnare atti, nel renderli disponibili, nel comunicare. Risposte tutte volte a giustificare se stessi e rispedire le responsabilità alla politica. La commedia all’italiana insomma. Tante, troppe quasi tutte inevase le richieste poste nella Piattaforma prodotta dalle scriventi. Ancora hanno bisogno di tempo. Lo stesso che i fruitori dei servizi sanitari spesso non hanno. Lo stesso che loro provano a guadagnare, mentre le problematiche tutte rimangono senza risposta. Esternalizzazioni, liste di attesa, emergenza urgenza, salute mentale, consultori, hackeraggio e furto dei dati gli altri temi posti alla loro attenzione. Risposte evasive e di circostanza. Impegni pochi e formali. Sostanza nulla. Saremo riconvocati – chiosano i sindacati -, noi saremo come sempre presenti e determinati a ottenere risposte. Il tempo però è fattore determinante. Non siamo disposti a ulteriori rimandi, non  accetteremo ulteriori giustificazioni. Siamo pronti a continuare la mobilitazione e se necessario ad alzare il livello”.

Diametralmente opposta la posizione della Asl, per la quale invece “non c’è alcuna chiusura” nei confronti dei sindacati e dei medici e “i nuclei di cura primaria non chiuderanno”.

“La direzione aziendale della Asl 1 Avezzano-Sulmona -L’Aquila si è messa a disposizione dei rappresentanti politici, di alcune sigle sindacali e associazioni del campo medico-sanitario – chiarisce la Asl -. Durante il confronto è stato ribadito ancora una volta l’impegno al mantenimento dell’esperienza positiva dei nuclei di cure primarie. va chiarito che le notizie sulla paventata chiusura di tali nuclei risultano prive di fondamento, così come un presunto rischio di depotenziamento dell’assistenza nelle zone più interne del territorio, come peraltro le ultime deliberazioni dell’azienda sull’inserimento di personale nelle sedi di Montereale e San Demetrio stanno a dimostrare. vi è senza dubbio la necessità di avere certezza sulla capienza del fondo finalizzato alle forme di associazionismo dei medici di medicina generale da parte degli uffici regionali competenti, che tuttavia non inficia la volontà di perseguire il potenziamento dell’assistenza di cui l’azienda si fa interprete e promotrice”. E il direttore generale Romano ha ribadito di nuovo con forza che “siamo al lavoro da tempo per una sanità vicina ai cittadini, anche con la grande sfida delle case di comunità, che non saranno solo le 11 indicate dal ministero ma ben 26” e che “l’azienda ha illustrato anche i risultati raggiunti sul fronte del personale, con centinaia di assunzioni e stabilizzazioni portate a termine negli ultimi due anni per medici, personale sanitario e amministrativo”. L’incontro, prosegue la Asl nella nota, “è durato circa quattro ore a dimostrazione, se ve ne fosse bisogno, della totale apertura al confronto da parte della direzione aziendale. L’azienda esprime una valutazione positiva dell’incontro, che ha rappresentato un momento di confronto di idee e di opinioni che, anche se diverse, sono sempre espressione dell’univoca volontà di garantire l’interesse dei cittadini”.

“Inutile e inconcludente l’incontro con il management della Asl 1 sui gravi disservizi della sanità aquilana” invece per il consigliere regionale Americo Di Benedetto e per il gruppo in Consiglio comunale ‘Il passo possibile’. “Un incontro surreale, manifestiamo dissenso verso le esternazioni del direttore generale Romano, che è arrivato persino a definire ‘narrativa’ quelle tante criticità in cui versa la sanità aquilana, con l’unico obiettivo di far passare demagogicamente il messaggio che tutto sia a posto e nella norma. Con buona pace del dottor Romano purtroppo non è così e se la sanità aquilana da troppo tempo è in condizioni disperate, per usare il gergo medico, con un drammatico abbassamento dei livelli di programmazione, è anche per la sua inadeguatezza nel gestirla. Motivo per cui avevamo chiesto conto e soluzioni immediate, invece anche questa mattina di nuovo un nulla di fatto. La già palese difficoltà nel garantire al meglio le prestazioni sanitarie ‘ordinarie’ – si legge ancora nel comunicato – e i servizi essenziali al malato registrata ben prima dell’avvento della pandemia (interminabili file al CUP e Pronto Soccorso, lunghe liste d’attesa, mancanza di personale medico e sociosanitario) esasperata poi dalla pressione, a tratti insostenibile, che l’emergenza Covid ha creato ai medici e operatori della Salute e agli utenti stessi, si è aggravata ancor più in conseguenza del recente attacco hacker ai sistemi informatici interni, che ha certificato ancor più, ed anzi acuita, l’assoluta incapacità dei vertici aziendali nella gestione anche della fase emergenziale. Una situazione che si è protratta inopinatamente per diverse settimane, senza che gli utenti fossero minimamente sostenuti e informati, con un silenzio sulla vicenda per giorni interi a fronte della necessità di cure, per molti, imprescindibili. Tanto di cui parlare ed invece oggi la figura apicale della Asl ha preferito riferire per ore e ore solo di conti, di bilanci, di gestione ragionieristica della Asl e mai di quantità dei servizi e qualità di prestazioni che, fino a prova contraria, dovrebbero rappresentare il fine principale del mandato di un manager. Eppure, l’abbiamo evidenziato come gruppo più volte, il diritto alla Salute dovrebbe superare di gran lunga i pur sacrosanti equilibri di bilanci economici e finanziari, e la razionalizzazione dei costi andar bene nel limite in cui non sfoci mai in un disservizio per l’utenza, ed è evidente come qui si sia calcato troppo la mano. Nessuna risposta dai vertici Asl, poi, su cosa fare dei nuclei di cure primarie (non si sa nulla nemmeno delle capienze messe a bilancio e non è stata fornita prova su ipotetici aggravi di costi rispetto a prima!), conferme invece sulla (folle) volontà di realizzare le case di comunità all’interno degli ospedali, in primis il San Salvatore, con ciò andando nella direzione contraria per le quali, invece, erano state previste e finanziate dal Pnrr, cioè di creare strutture che offrissero servizi di assistenza sanitaria proprio laddove il territorio ne fosse sprovvisto. Un manager, invece, tornato improvvisamente lucido quando ha ammesso di essere stato lasciato solo da quella stessa parte politica che lo ha nominato, evidentemente molto più concentrata a limitare le beghe interne alla coalizione piuttosto che occuparsi dell’emergenza che attanaglia la sanità territoriale. Non è più tempo di tergiversare: nella totale incapacità, di porre rimedio, fornire risposte, risolvere problemi rimane solo una possibilità di uscita: Marsilio, Biondi e l’intero Governo regionale di centro destra prendano atto delle politiche fallimentari della Regione Abruzzo in materia sanitaria e si assumano la responsabilità di quanto sta accadendo, trovando soluzioni ai problemi dei cittadini più che trovarle ai loro”.

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