Periodo singolare per l’editoria che ha nella città dell’Aquila la tematica di riferimento! In una ristretta fase di mesi tre libri hanno cercato di infrangere il velo che l’opera del tempo e la volontà dell’uomo hanno posto a barriera degli spazi della memoria affinchè il passato non si disperda, viva di mutamenti nelle nuove generazioni e possa segnare il futuro.
Sicuramente il sisma ha contribuito alla volontà di creare una memoria collettiva, di porre a tutti noi “il dovere di ricordare”, secondo una citazione di Guido Piovene, di lasciare testimonianza di fatti, eventi, storie che fanno parte di un vissuto corale di cui ognuno è responsabile perché “il nostro animo è un asilo di persone e di cose”.
Così il libro può divenire custode di un passato, identità di una comunità, profeta di nuove culture.
Tre volumi per la memoria, dal contenuto differente, pubblicati di recente da autori con esperienze diverse, ma con tipologia di lavoro e finalità molto vicine.
Agosto 2014, esce 30 anni di Perdonanza di Angelo De Nicola, per le edizioni One Group, L’Aquila, pp. 638.
Ottobre 2014, viene presentato Laudomia Bonanni tra memoria e futuro di Gianfranco Giustizieri, casa editrice Rocco Carabba, Lanciano, pp. 392.
Febbraio 2015, le vetrine librarie espongono Il Teatro all’Aquila e in Abruzzo di Antonio Di Muzio, edizioni Ricerche&Redazioni, Teramo, pp. 687.
Libri generati con l’auspicio di rimuovere la damnatio memoriae, con l’intento di far riflettere sugli errori commessi, con l’obiettivo di spingere gli amministratori e la classe politica in generale a mettere in atto ogni possibilità per riconquistare antichi allori.
Le fondamenta di questi percorsi comuni trovano la loro stabilità secondo quattro ordini di valori: ricerca documentale, studio, ordine e cura espositiva. Già Erasmo da Rotterdam indicava queste priorità come massima importanza per ricostruire passati lontani e vicini al fine di rendere una “memoria migliore”. Gli autori indicati si sono attenuti a questi principi per consegnare al pubblico dei lettori e non solo, opere in cui il documento è al centro per la costruzione di tessere che s’incastrano in una storia collettiva, direi culturale.
Un dato comune connota le numerose pagine dei tre testi: gli articoli di stampa, i trafiletti, le critiche, le osservazioni, gli annunci, costituiscono il percorso privilegiato per diventare storia, essere documento in un itinerario culturale che parte da lontano.
Antichi archivi si aprono, raccolte di vecchi giornali si sfogliano, biblioteche e redazioni si visitano. Spesso un odore acre nelle narici, tracce di polvere sulle dita, attenzione massima nel voltare pagine che il tempo ha corroso, letture faticose tra ritagli ingialliti, esperienze entusiasmanti per un tassello tanto ricercato ed infine trovato. Insieme ricordi personali s’intrecciano alla Storia da narrare, lampi di luce illuminano ricordi sbiaditi, il nostro vissuto è proprio “quell’asilo di persone e di cose” che si deve tirare fuori, essere patrimonio comune.
Ecco che il Giubileo Celestiniano rivive nel libro di De Nicola quel lungo percorso di “grandi entusiasmi, grandi polemiche, grandi occasioni perse”. Si ricostruiscono gli anni, da quella fine estate del 1983 si arriva fino a noi: la candidatura UNESCO per il riconoscimento della Perdonanza Celestiniana quale bene immateriale dell’umanità. Quante tesserine rimesse insieme, quale offerta di riflessione, “quanti vantaggi sotto il profilo culturale, turistico ed economico” si possono intravedere! Poi quanti nomi, oltre ottocento a scorrere l’indice, ognuno con il proprio giustificativo d’inserimento. Un lavoro certosino e di passione.
Laudomia Bonanni, una delle più grandi scrittrici del nostro Novecento, ma non tocca a me parlarne.
Infine le quasi settecento pagine di Di Muzio suddivise tra cronaca e storia del Teatro Stabile d’Abruzzo. Illuminanti in Prefazione le parole di Ferdinando Taviani: “Perché un libro sulla vita teatrale sia davvero una miniera serve un punto di vista individuale ma capace di spostarsi. Serve la capacità di non cedere alla tentazione del puro montaggio, appiccicando fonti e voci differenti, come se il vocio facesse già di per sé polifonia…Di lavorare, cioè, sulle bibliografie ma anche – e prima di tutto – sui ritagli di stampa. Di sfruttare non solo le biblioteche ma anche – e prima di tutto – le redazioni con i loro scheletrici comunicati”. Da qui un lunghissimo viaggio che parte dai prodromi del teatro territoriale a L’Aquila per approdare ai giorni nostri. In questo itinerario nomi illustri di autori, attori, registi, organizzatori prendono la scena, esaminati con un occhio vigile che scruta fuori e dentro il palcoscenico, dalla luce alla nebbia, fino al messaggio finale: “La ricchezza del Tsa è la sua storia. Una storia fatta di grandi successi, di grandi difficoltà, di grandi personaggi, di situazioni meschine…Sono la politica e le istituzioni ingessate che portano proposte stantie, opportuniste, senza la minima cognizione di causa, invadendo il campo degli specialisti. Le idee, invece, non andranno mai in crisi”. E qui scendono con una forza invincibile le parole del Maestro Antonio Calenda durante la presentazione del libro: la capacità di saper sognare, di vedere il domani!

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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