L’AQUILA – Una citta’ tramortita, rassegnata. E’ l’impressione che lascia L’Aquila il giorno dopo la sentenza di ieri in Corte d’appello del processo Grandi Rischi che ha assolto i sei tra scienziati e membri della commissione, e condannato il solo Bernardo De Bernardinis, ex vice capo della Protezione Civile, a due anni con la condizionale. Una sentenza che ha fatto gridare alla “vergogna” i presenti, dopo il pronunciamento di condanna del Tribunale dell’Aquila (ottobre 2012) a sei anni di reclusione per i sette scienziati della Commissione Grandi Rischi.

“Gia’ la citta’ era sonnolenta di suo, ora con questo nuovo colpo in testa reagira’ ancora meno” – ha detto l’avvocato Roberto Madama, legale di parte civile e rappresentante di un’associazione cittadina. Intanto nelle vicinanze della piu’ grande tendopoli cittadina del post terremoto i tifosi dell’Aquila Calcio ha timbrato la sua indignazione con un grandissimo striscione, lungo oltre venti metri, appeso nel luogo di maggior passaggio della citta’. “Grandi Rischi: molte storie ce lo hanno gia’ insegnato… E’ inutile fare un processo quando e’ contro lo Stato. Vergogna!”. 

“Il fatto non sussiste, la Corte d’appello non ha detto che non costituisce reato, ha detto che il fatto non c’e’, non che non e’ colposo”, ha commentato l’avvocato Maria Teresa Di Rocco che difendeva le parti civili. “Manca il nesso di causalita’, evidentemente i giudici scriveranno che non e’ stato dimostrato che con quelle informazioni non c’era motivo di scappare da casa – ha evidenziato l’avvocato Antonio Valentini, uno dei promotori del processo, essendo stato il primo a presentare un esposto alla Procura della Repubblica dell’Aquila, dopo i fatti calamitosi – ma condannare solo De Bernardinis non riusciamo a capirlo”.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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