L’AQUILA – E alla fine arriva la politica. Intempestiva ed inutile come quasi sempre e piena di “buone prassi” che non hanno alcun collegamento con la realtà.
Ieri la Commissione Antimafia, con le parole della Presidente Rosy Bindi, il cui curriculum nella lotta alla criminalità organizzata lascia qualche perplessità, ha sentenziato soluzioni degne del miglio pressapochismo.

“Subito le regole della ricostruzione pubblica in quella privata”, in sostanza, annullamento del voto parlamentare per il quale abbiamo fatto barricate e lotte che ha sancito il valore di “indennizzo” per le somme riservate al rispristino degli immobili privati.

E’ dal giorno dopo il sisma che la longa manus della peggiore politica prova a giocare questo scherzetto agli aquilani e non perde occasione per riprovarci, anche utilizzando arresti, denunce e minacce che, fino ad oggi, non hanno ancora MAI provato una reale infiltrazione mafiosa se non nell’utilizzo di manodopera che, con i sistemi del pubblico, si sarebbe comunque verificata.

Del resto le regole dei bandi pubblici, per intenderci quelle che consentono ribassi fino al 46% (generando a volte cifre che non potrebbero garantire nemmeno il totale del monte salari), non mi pare abbiano funzionato in opere quali Expo e Mose mentre, in più di un caso, hanno garantito che nel sistema truffaldino, oltra alle mafie, sia sguazzata una parte di politica intenta a racimolare fondi per autopromuoversi.

Di contro si tornerà ad una discussione che speravamo accantonata quando, nel maggio 2009, con una insolita rapidità decisionale, si era stabilito che l’area cratere dovesse essere divisa in 42 comparti, affidati per bando a grandi ditte (molte delle quali oggi risultano citate solo nei registri depositati nei tribunali di origine), che avrebbero poi “generosamente” redistribuito sul territorio dei subappalti.

Vedere una Città, con molti dei suoi rappresentanti istituzionali, prona ed accondiscendente alle parole della “esperta in ricostruzione” Rosy Bindi, mai vista prima in cinque anni e tre mesi, che hanno solamente un fine sovversivo di quanto, a stento e con grossa fatica, si è messo in piedi finora, desta molta preoccupazione soprattutto perché il sovvertimento delle regole di base quando la macchina è in piena corsa non può che creare abusi, ritardi ed anomalie che, queste sì, renderebbero facili le infiltrazioni malavitose.

Le azioni di controllo e la rilevazione dei dati sui cantieri ci sono e sono anche fin troppo strutturate, tanto è vero che la media delle anomalie riscontrate è ben al di sotto della media nazionale (dati Ispettorato del Lavoro), semmai ci sarebbe bisogno di un miglior coordinamento per l’impiego delle esigue risorse umane disponibili, ma per questo non occorrerebbe mobilitare tale livello istituzionale, basterebbe imparare a dialogare tra Enti.

Chiediamo alle Autorità che non ci si abbandoni alla faciloneria di azioni mediatiche e di interventi normativi sull’onda emozionale di fatti di cronaca e che si affronti, una volta per tutte, una vicenda così drammatica e complessa con la forza, la determinazione e l’umiltà (di ascoltare) che contraddistingue la vera politica.

*segretario generale Apindustria

Condivisione.

Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

  • Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666
  • Direttore responsabile: Christian De Rosa
  • Editore: Studio Digitale di Cristina Di Stefano
  • Posta elettronica:
  • Indirizzo: Viale Nizza, 10