Credevo di averle viste e sentite tutte, invece lungo il percorso della nostra vita c’è sempre da  imparare. Infatti nella primavera di qualche anno fa, non volevo crederci, ma l’intero ecosistema del  Gran Sasso subiva un attacco mortale, tanto da mettere a rischio la vita di intere generazioni di  chirotteri (mammiferi placentati comunemente noti come pipistrelli) e falene (insetti che  appartengono all’ordine dei Lepidotteri, con abitudini notturne). Questo cataclisma fu attribuito alla  funesta predizione dei Maya per l’anno 2012 ma per fortuna non fu così, infatti il tutto fu causato  dalla presentazione da parte del Comune, della progettazione dell’illuminazione dei tralicci della Funivia del Gran Sasso per permettere il servizio notturno della stessa.

Andando più in là nel tempo, si ricorda l’attacco subito dal Fringuello dell’Appennino e dalla Vipera dell’Orsini, scatenato dall’uomo, mammifero che occupa uno degli ultimi posti nella  graduatoria delle specie viventi, colpevole di aver bonificato la pista dell’Osservatorio e rendere la  pratica dello sci più sicura agli umani ma rendendo inospitale l’habitat di queste due tenerissime  bestiole. Venendo al presente, purtroppo, siamo di nuovo a commentare l’ennesimo attacco alla  natura. Infatti anche questa volta l’opera dell’uomo va a compromettere irrimediabilmente una  preziosissima fetta di terreno e cotica erbosa dove esisterebbe, a detta della notissima rete Lter e di  una diffusissima e non meglio specificata mappa, una stazione di ricerca a lungo termine che studia la vita e le abitudini di preziosissime e rarissime specie animali e vegetali, compromettendone  l’attività di ricerca.

Come si può ben vedere, ogni volta che si cerca di trovare soluzioni realistiche e concrete affinché  si avvii un processo di sviluppo turistico solido e duratura nel tempo, in modo da poter affrontare la  profonda crisi economica ed occupazionale che attanaglia il nostro territorio e la nostra martoriata  città, un manipolo di benpensanti che professano l’integralismo ambientale dai propri salotti ben  arredati e che in maniera arrogante e presuntuosa pretendono di insegnare, a chi dell’ambiente è  parte integrante, le regole del mantenimento dell’ecosistema del Gran Sasso, si ergono a novelli  Robin Hood dell’ambiente che cercano di sconfiggere l’odiatissimo Sceriffo di Nottingham. Ma  contrariamente alla leggenda, questi Robin Hood dell’era moderna, depredano le sempre più povere  popolazioni locali vietandogli qualsiasi possibilità di sviluppo turistico, per poter mettere a  disposizione di pochi fortunati adepti, l’ambiente privo di questo fastidiosissimo essere vivente  chiamato UOMO.

A questo punto però è arrivata l’ora di dire BASTA a questi comportamenti ostili e strumentali che  si celano dietro ad innumerevoli associazioni e sigle ambientaliste che il più delle volte, nell’elenco  degli appartenenti, annovera solamente il fondatore e si nascondono dietro ad appelli alla  popolazione su presunte irregolarità procedurali, mancanza di pubblicità degli atti e non  condivisione delle scelte. La vera realtà invece è diversa e lo dimostrano il comportamento che questi paladini di un mondo migliore hanno sempre avuto negli anni e particolarmente con il versante aquilano del Gran Sasso.

Non ho mai voluto credere ad un progetto chirurgico per far morire turisticamente il Gran Sasso  aquilano ma, purtroppo, devo cominciare a pensare diversamente. Infatti non è possibile che la costruzione di infrastrutture a sostegno del turismo invernale sconquassino l’ambiente solo da noi ed invece non succeda nulla nelle altre località sciistiche alpine ed appenniniche.

Dico BASTA anche a ricevere lezioni sull’ambiente da chi ci viene solamente a passeggiare durante i fine settimana ed ha il culetto ben saldo su una poltrona che dal lunedì al venerdì gli produce un reddito che gli consente poi di venire, nelle nostre case, a fare il professore il sabato e la domenica. Gli imprenditori locali che vivono del proprio sudore e non di quello altrui, sanno benissimo che il Gran Sasso, turisticamente, deve essere vissuto 12 mesi l’anno, ma sono allo stesso tempo consapevoli che il Gran Sasso non può prescindere dal turismo invernale, tradizione ben consolidata nell’aquilano ed in tutto l’Abruzzo. Solo l’integrazione delle varie forme di turismo, nessuna esclusa, può rendere vincente il Gran Sasso.

Vorrei concludere con una frase che attualmente va molto di moda in campagna elettorale e che dice molto spesso anche il Presidente del Consiglio: “L’ARIA E’ CAMBIATA”.
Questo vuol dire che non si subiranno più passivamente posizioni pretestuose e strumentali su come deve essere condizionato il futuro nostro e dei nostri figli, come peraltro noi non ci permetteremo mai di venire nelle vostre case a pretendere l’impossibile, “AMBIENTALMENTE PARLANDO”.

*Direttore Scuola Italiana Sci Assergi “Gran Sasso”

Condivisione.

Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

  • Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666
  • Direttore responsabile: Christian De Rosa
  • Editore: Studio Digitale di Cristina Di Stefano
  • Posta elettronica:
  • Indirizzo: Viale Nizza, 10