L’AQUILA – Questa mattina il Vescovo Ausiliare mons. Giovanni D’Ercole ha celebrato la S. Messa, a nome dell’Arcivescovo, nella parrocchia di Assergi. Con lui hanno concelebrato il parroco, don Josè Obama Abuy, don Luciano Bacale parroco di Pianola, anch’egli originario della Guinea Equatoriale come don Obama, e don Nelson Callegari parroco di Camarda.
Una celebrazione ‘di riconciliazione’ in seguito alla ormai nota lite avvenuta nella comunità di Assergi.
Il parroco ha tenuto a sottolineare l’importanza dell’Eucarestia anche in occasioni come quella accaduta: “Come cristiani dobbiamo trovare nell’Eucarestia che è il sacrificio d’amore più alto, la soluzione ai nostri problemi e non in altro modo”.
Don Josè, dopo un ultimo chiarimento sull’accaduto, con estrema chiarezza ha concluso. “Perdono e accetto il perdono”.
Grande gioia è stata espressa dal Vescovo Ausiliare, promotore dell’iniziativa di riconciliazione, al termine della celebrazione eucaristica che ha visto la partecipazione di numerosi fedeli, evidentemente tutti desiderosi di tornare a vivere in un clima più sereno.
“Sono felice di aver vissuto questo momento in cui c’è stato lo scambio reciproco della pace – ha dichiarato mons. D’Ercole. Un giorno significativo per tutti in cui è stata ristabilita la comunione piena all’interno del presbiterio e della diocesi”.
Dunque, come già detto, nessuna volontà di ‘cacciare’ don Obama da Assergi ma solo il desiderio grande di ritrovare la serenità perduta.

GAMAL: “ANDREMO TUTTI DAL VESCOVO, NO A TRASFERIMENTO IN AFRICA DI DON JOSE'”

“Andremo tutti musulmani e associazioni straniere dal vescovo Petrocchi  per dire non al trasferimento di don José in Africa perché non può essere questo il prezzo che si paga dopo aver servito umilmente la comunità cristiana perché il razzismo non e solo una offesa agli uomini ma  a dio visto che nessuno ha scelto di nascere con un colore e se tutto ciò non basterebbe scriveremo  a papà Francesco”.

 Commenta così il consigliere Gamal Bouchaib  la notizia del trasferimento di don José in Africa:”Chiedo pertanto alla politica comunale e provinciale di interessarsi a un fenomeno in crescita che può dare in segnale negativo alla coscienza collettiva e siamo pronti a collaborare per una marcia della pace purché ci siano scuse pubbliche e non infingimenti “.
“Mi chiedo- continua Gamal- dove è finita l’essenza cristiana. Dove sono finiti i cristiani. Dove la politica del senso e non dei voti. Quel che è capitato a don José domani può capitare a me,io per cui faremo battaglia per una questione morale ed etica  e di prospettiva per un  futuro migliore per tutti”.
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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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