L’intervento dei sindacati sull’accorpamento dei reparti di Medicina all’ospedale ‘San Salvatore’ dell’Aquila, mette la parola fine a una ‘querelle’ che sin dall’inizio è apparsa sterile e strumentale.

In origine, specie negli appelli e nelle interviste ai media, si è parlato di ‘abolizione di Medicina’ tout court, come se dall’ospedale aquilano stesse per scomparire un reparto fondamentale per l’assistenza ai cittadini. Poi la mistificazione è finita e si è corretto il tiro: scompariva Medicina ospedaliera semplicemente perché veniva accorpata a Medicina universitaria.

La scelta era nell’’atto aziendale’ della Asl, nello schema di riordino del servizio sanitario aquilano approvato dagli stessi sindacati. Si è visto che i medici passavano da 35 a 37 , che il servizio si era arricchito dell’Unità di Immunologia e che il reparto medico era stato potenziato. Nonostante ciò si è continuato a protestare, a raccogliere firme, a fare appelli e petizioni.

La verità, come sembra, è che il riassetto di Medicina prevedeva anche il taglio di un primariato. Da due che erano, i primari diventavano uno nell’ottica del riordino dei servizi e della ‘spending review’. E’ soprattutto questo, dicono i sindacati, che non è andato bene ad alcuni. E su questo sono nate polemiche e polveroni creando un caso che non esisteva e che non ha certo giovato alla classe medica aquilana coinvolta in giochi e logiche che si pensava fossero state messi da parte.

L’intervento dei sindacati, di Cgil, Cisl e Uil, è stato chiaro e perentorio e ha messo, si spera, la parola fine a una disputa che ha frastornato l’opinione pubblica. Medicina, al ‘San Salvatore’ dell’Aquila, è viva e vegeta, nessuno l’ha abolita né lo farà mai. Oggi continua ad offrire un servizio di prim’ordine agli assistiti, come è sempre stato, anche quando le Medicine era due.

 

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