L’AQUILA- Con una cerimonia solenne in Santa Maria di Collemaggio si è insediato il nuovo arcivescovo monsignor Giuseppe Petrocchi, quindicesimo della storia dell’arcidiocesi aquilana e quinto arcivescovo metropolita. La cerimonia è avvenuta davanti ai fedeli aquilani, ai sacerdoti dell’arcidiocesi e alle autorità, con una messa solenne nella Basilica dove settecento anni fa fu chiamato al soglio pontificio Pietro Angeleri, l’Eremita del Morrone, divenuto papa col nome di Celestino V poi fatto santo. Monsignor Petrocchi è arrivato all’Aquila nel primo pomeriggio e come da programma si è soffermato in preghiera davanti alla Casa dello Studente e poi ha fatto visita al Duomo cittadino disastrato dal terremoto.

La cerimonia ufficiale è cominciata davanti alla Basilica di Collemaggio dove l’arcivescovo ha trovato ad accoglierlo le autorità con in testa il sindaco Massimo Cialente, l’arcivescovo uscente monsignor Giuseppe Molinari e un gran numero di fedeli giunti in gran numero anche da Ascoli Piceno, di cui monsignor Petrocchi è originario, e dalla diocesi di Latina dove è stato vescovo per 15 anni.

 LA CITTA’ DISASTRATA CHE DEVE RISORGERE

 “Non possiamo non avvertire- ha detto monsignor Petrocchi all’omelia- un sussulto nell’anima. Infatti, stanno sotto gli occhi di tutti i segni impietosi della tragedia che ha colpito questa città e la sua gente. Eppure il Signore desidera che non prevalgano in noi i toni della tristezza: Colui che abbiamo creduto Amore ci chiede di non lasciar riecheggiare, nella nostra anima, solo i tocchi mesti delle campane a lutto, ma ci invita, come il giorno di Pasqua, a suonare a festa le campane del cuore. Eppure il Signore conosce bene le devastazioni – umane e materiali – che hanno lacerato questa città e legge perfettamente il racconto scritto con lacrime e sangue sui recenti annali de L’Aquila. Sì, con profonda commozione mi metto in ginocchio di fronte ai 309 martiri del terremoto e davanti alle loro famiglie. Con questi sentimenti mi viene da dare un titolo alla narrazione del sisma: “La Passione secondo gli Aquilani”!

“MA IO VI CONSOLERO’ COME UNA MADRE CONSOLA UN FIGLIO”

“Ma proprio oggi ha continuato l’arcivescovo- la Parola di Dio, ci ha trasmesso una promessa meravigliosa e avvincente; infatti ci siamo sentiti dire: «voi Aquilani  sarete portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò… Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore» (vv. 12-14). Ciò che non sta alla nostra portata e quello che oltrepassa ogni aspettativa, Dio lo può compiere in noi e attraverso noi, poiché sa rendere possibile l’impossibile. Lui, il Signore della storia, ha la potenza di trarre il bene dal male, la vita dalla morte, la vittoria dalla sconfitta, la letizia dall’angoscia, la comunione dalla solitudine. Nella misura in cui noi, a livello personale e collettivo, saremo un’eco del “sì “ di Maria, questa solenne promessa si realizzerà: non solo “domani”, ma già da qui e da ora.

“SULL’AQUILA E’ SCESA UNA GRANDE NOTTE”

Ricordo che, dopo i mesi cupi che seguirono il terribile terremoto del 6 aprile 2009, un mio amico sacerdote, che aveva visitato la Città distrutta, mi disse: «su L’Aquila è scesa una grande notte». Questa frase mi trafisse il cuore. Allora mi è venuto in mente che la notte non cala sulla terra solo per avvolgere e nascondere tutto, ma viene anche per svelare ciò che non si percepisce quando splende il sole. Proprio così, sotto certi aspetti, la notte fa vedere! Pensate alla bellezza sublime del cielo stellato: solo al buio si può cogliere e ammirare. Dunque, la notte mostra ciò che il giorno oscura con la sua luce.  Vorrei proprio che la “grande notte” che si è posata su L’Aquila fosse una occasione per riscoprire valori cristiani e umani (es.: ciò che conta e ciò che è superfluo, ciò che resta e ciò che passa, ciò che edifica e ciò che crolla), spesso occultati da una vita frenetica e secolarizzata. Ho, però, da Vescovo un desiderio ancora più struggente nel cuore: ed è che il “buio” sceso sulla Città, diventi – come a Natale e a Pasqua – una “notte luminosa”. Sì, perché proprio dall’oscurità Dio fa sprigionare il fulgore della sua gloria, che annuncia il Suo Amore e dona la salvezza a tutti gli uomini di buona volontà”.

 

 

 

 

 

 

 

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