C’è qualcuno che cerca documenti negli uffici del palazzi del potere cittadino. Prima il furto all’Asm, poi l’irruzione nelle stanze del sindaco. Nel primo caso è sparito il computer con i dati delle riunioni del Consiglio d’amministrazione. Nel secondo hanno messo a soqquadro i cassetti e rovistato tra carte e faldoni. La mano sembra la stessa, gli obiettivi presi di mira dagli sconosciuti aumentano i sospetti.

Che cosa cercavano i ladri?  E quali erano i documenti di cui volevano entrare in possesso e per quali ragioni? Si dirà che l’idea del complotto è irrealistica e che nel caso dell’irruzione all’Asm gli sconosciuti che sono entrati nella sede di Bazzano, hanno tentato di forzare la cassa. Ma cercavano davvero denaro visto che non potevano esserci somme consistenti dal momento che l’Asm fa riscossioni dirette molto limitate e comunque per piccoli importi? E allora perché questi furti nel palazzo? Il sospetto che siano legati in qualche modo alle pratiche della ricostruzione (il trattamento delle macerie?) o alle nomine nelle ex munipalizzate è forte, come lo è altrettanto l’idea che qualcuno abbia tentato di introdursi negli uffici comunali con un obiettivo preciso: quello di impossessarsi di documenti riservati e forse per lui pericolosi.

Certo le forze dell’ordine avranno anche e soprattutto questa pista da scandagliare, oltre a quelle troppo ovvie del vandalismo e del ladrocinio comune. Quanto al Comune, ci si permetta una riflessione. Quella dei ladri negli uffici del sindaco è un po’ una ‘némesi storica’, nel senso che i nostri amministratori sono a tal punto incapaci di proteggere la città terremotata da vandali e i razziatori nelle case inagibili, che non riescono a farlo neppure con se stessi. Negli uffici comunali non ci sono allarmi, nessuno ha pensato di piazzarli nei punti strategici del Palazzo. Cosi chi vuole entrare, può farlo con un semplice ferro da scasso. Ora verranno a raccontarci che la casse comunali sono vuote, che i soldi mancano, che la coperta del  bilancio è corta, eccetera, eccetera, eccetera. E tutto questo, per noi cittadini, è piuttosto deprimente.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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